Non mi ricordo come e grazie a chi sono stato iniziato all'ascolto di Jason Becker. Certo è che non mi stancherò mai di ringraziare chi o cosa mi ha dato la dritta, penso ormai quasi 4 anni fa, di ascoltare questo eroe della 6 corde. Ora secondo un mio amico molto particolare sembra che sia la musica stessa, attraverso canali inesplorati e insondabili, ad avvertire della presenza di qualcosa di speciale l'ascoltatore o il musicista che con pazienza si mette alla ricerca di nuove esperienze musicali e sia lei stessa a recarsi birichina e entusiasma da chi ne vuole evidentemente esplorare ardentemente tali nuovi orizzonti. Insomma secondo lui, è la musica a scegliere cosa per chi.

Beh, vedetela come vi pare, per uno strano scherzo del destino, chi probabilmente sarebbe potuto diventare il più grande e vero dio della chitarra elettrica, facendo impallidire qualunque altro guitarhero, (pensatene uno! Fatto? Ecco! Il buon vecchio Jason se lo sarebbe "mangiato" come un plumcake? magari imitandone lo stile con una sola mano, magari mentre con l'altra suonava lo yo-yo!), dal lontano 1992 è vittima della sclerosi laterale amiotrofica e la musica naviga nelle sue vene, nelle sue viscere lo scuote e gli da linfa vitale e speranza e gioia.
È proprio questo il canale, la  speranza e la gioia di vivere nonostante tutto, attraverso cui la musica ha scelto di comunicare con lui. Il suo animo è in sintonia con la musica stessa e "Perspective" ne è il vero testamento spirituale.

Se infatti "Perpetual Burn" (1987) si può giustamente definire come la vera Bibbia della chitarra shred votata alla tecnica e al sentimento, mai banale e  sempre melodiosa, "Perspective", uscito a distanza di ben 7 anni dal precedente, anni pieni di difficoltà, è la testimonianza della musica che supera ogni cosa e riverbera in ogni dove.

Nove incredibili momenti musicali tutti differenti, animati da un personalità ben precisa e in cui è frequente l'uso di tastiere e campionatori. Si va infatti dai ritmi tribali di "Primal" ( ultima canzone in cui Jason potè suonare la chitarra) con Steve Perry special guest, a "Rain" liquida e intrigante, alla sinfonica bellezza di "The End Of The Beginning", ove per l'occasione Micheal Lee Firkins studiò lo stile di Becker per poi interpretarne financo le più minime sfumature nell'esecuzione del brano, ad "Higher" momento più toccante, struggente, emozionante - a pensarci su tuttora i brividi mi corrono su per la schiena e una lacrimuccia mi colora le gote- fino al "bluesettino" cantato da Brett Tugle "Meet Me in The Morning", tributo a Dylan, forse unica "nota stonata" del pacchetto. Ma tant'è! Senza considerare ovviamente "Serrana", cavallo di battaglia del nostro, tecnica e sentimento congiunti brillantemente in un affascinante caleidoscopio sonoro degno davvero di una sonata. In un'unica parola incredibile!

Si tratta comunque di un album "sperimentale", in cui la chitarra spesso arrichisce, colora e sfuma le già potenti linee melodiche dei pezzi, in cui lo scenario immaginativo ed etereo di alcuni passaggi viene avvolto sapientemente dagli arrangiamenti chitarristici mai non necessari.
Insomma, nove luminose emozioni davvero eterogenee che quasi spiazzano l'ascoltatore e sembrano guidarlo versa quella stessa luce che Becker ha dentro di sé, quella luce che permea ogni momento di questo stupendo album e che la musica deve aver avvertito e scelto.

"I have Amyotrophic Lateral Sclerosis (ALS or Lou Gerigh's Disease). It has crippled my body and speech, but not my mind..."

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