Enfant Prodige della chitarra "shred oriented" ma tutto sommato poco conosciuto ai più rispetto ai vari John Petrucci, Paul Gilbert, Yngwie Malmsteen, Steve Vai, Joe Satriani e chi più ne ha più ne metta, Jason Richardson, divenuto (relativamente) celebre per essere l'ascia prediletta di band blasonate come All Shall Perish, Born of Osiris e Chelsea Grin, arriva nel 2016 con la sua prima prova solista, questo "I" che non ho mai compreso se si pronunci "one" oppure "ai".
Sorvolando questo dubbio amletico, il disco si presenta con una produzione davvero eccelsa (Taylor Larson) e un team di musicisti veramente rodati, tra cui appunto, Jason Richardson alla chitarra e basso e il fenomenale Luke Holland alla batteria, che in questo disco suona particolarmente bene rispetto a molte altre proposte dello stesso genere, un sound naturale e non ultra triggerato.
Prima di parlare del disco in sè, è importante citare il fatto che vi sono molti ospiti tra cui Spencer Sotelo, Jeff Loomis, e tantissimi altri, che rendono l'ascolto ancora più interessante; il prodotto in sè in ogni caso, rappresenta un ottimo esempio di Progressive Metal strumentale con venature Djent e Neoclassiche/Baroccheggianti, suonato clamorosamente bene e dai vari episodi veramente godibili: "OMNI", l'opener del disco, e la stupenda "Fragments", rappresentano secondo il sottoscritto esempi eccelsi di Metal Moderno, con strutture solide ma imprevedibili, melodie ricercate ma "acchiappine", e una pulizia d'esecuzione a dir poco spaventosa, un qualcosa di più unico che raro anche nel genere.
Molti i generi "citati" nella color palette del disco, che tuttavia pecca forse per un'eccessiva ripetizione degli stessi schemi e degli "stessi" riff: molte canzoni rimangono comunque poco impresse, nonostante la bontà del materiale, e rappresentano più che altro esercizi manieristici di pura tecnica ("Hos Down") o meri sottofondi a melodie vocali abbastanza banali ("Retrograde"); il lavoro tutto sommato scorre bene, nonostante sia adatto più ad un pubblico "di chitarristi" che ad una platea generica, contenendo un linguaggio quasi strettamente "di genere".
Spicca come già detto la batteria: suonata divinamente e dal groove impressionante, non si risparmiano all'ascoltatore i classici tappeti di doppia cassa e "blast beat" velocissimi, così come sezioni poliritmiche intricate e assai gustose, con un basso potente e mai banale di sottofondo.
Il tutto combinato assieme risulta in un disco sicuramente buono, sopratutto per essere un'opera prima, che pecca però forse di originalità e di varietà nell'ascolto, sopratutto nel lungo periodo, e che non mi sento di promuovere più di tanto: tuttavia, le potenzialità latenti, espresse nei pezzi migliori del lotto come appunto "OMNI" e "Fragments", sono veramente impossibili da negare, e cominceranno a sbocciare già dal lavoro successivo, l'eccezionale singolo "Tendinitis", di cui parlerò in un secondo momento.
In conclusione, "I" è un disco abbastanza vario, suonato e prodotto divinamente, ma che pecca nella quasi totale mancanza di originalità e si disperde più di una volta in canzoni senza capo nè coda alternate però a pezzi veramente validi che consegnano questo disco comunque ad un ascolto duraturo e divertente, sopratutto se l'ascoltatore è un aspirante chitarrista.
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