L'opus n. 1 del canadese Jean-Marc Vallée è un film americano tout-court.

La trama è presto detta: un elettricista omofobo, cocainomane e puttaniere scopre, a metà degli anni '80, di essersi cuccato l'Aids. Brutta storia, soprattutto da chi pensa che solo i gay possano prenderselo. Fa qualche ricerca e scopre che, no, non solo i gay sono a rischio. Nel frattempo l'Fda approva un medicinale che pero' sembra faccia più male che bene nella cura dell'Aids, mentre il nostro, con l'aiuto di un compiacente lavoratore dell'ospedale di Dallas, città in cui è ambientato il film, scopre che in Messico un dottore radiato dall'albo utilizza un farmaco, non approvato, funzionante. E mette su, insieme a un amico travestito (l'omofobia pian piano scompare) il Dallas Buyers Club, dove, in soldoni, guariscono pazienti che in ospedale, col farmaco approvato dall'Fda, non ottengono risultati.

E' un piccolo grande spaccato dell'imprenditorialità americana e della libera iniziativa a stelle e striscie, in cui chiunque puo' crearsi un impero più o meno lecito. Ed è forse la parte più interessante del film, dato che il versante sentimentale (il protagonista s'innamora di una dottoressa) e quello del cambio di prospettiva mentale (da omofobo ad amico dei gay, se non amico quantomeno comprensivo) appare più sfilacciato e meno a fuoco, comprese alcune cadute di stile nel melodrammtico spinto (l'amico gay che ritorna, vestito da uomo, dal padre che non l'ha mai capito).

Ma il modo in cui racconta ciò che fu lo shock dell'Aids negli anni '80 (s'inizia con il famoso caso Rock Hudson) e le paure che questo provocò tra la gente è detto, scritto e recitato in modo magistrale. Non senza colpire l'avidità delle case farmaceutiche a scapito della qualità effettiva del prodotto.

Tre Oscar, a trucco, attore protagonista (uno straordinario e dimagritissimo Matthew McConaughey) e attore non protagonista (un sorprendente Jared Leto).

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