Jean Ray va considerato, assieme a Lovecraft, il più grande autore letterario fantastico moderno: la sua figura rappresenta una sorta di “gargoyle” della letteraria gotica che scruta, dall’alto di una cattedrale inquietante, gli orrori che si celano all’interno dell’animo umano. La sua produzione è l’ultima incarnazione moderna di un certo tipo di narrativa fantastica “weird” e “outré” che si è purtroppo persa a favore di più rassicuranti scenari orrorifici da cui è dominato l’attuale panorama horror.

Nato a Gand in Belgio nel 1887, la sua biografia non manca di episodi “immaginari” e fantasiosi in linea con il personaggio: quel che conta in ogni caso è l’eredità letteraria che ci ha lasciato, fra cui alcuni memorabili racconti e il romanzo capolavoro Malpertuis da cui verrà tratto anche un film con Orson Welles. Una delle tematiche principali su cui è fondata la sua opera è quella della “mitologia”, trattasi però di una mitologia capovolta dove gli Dei dell’antica Grecia si trasformano in meschini burattini umani come nel celebre e citato Malpertuis, romanzo incubo delirante ambientato in un’oscura magione fiamminga dove le Eumenidi e altri personaggi mitici vengono imprigionati assumendo misere spoglie umane: si può quindi parlare a ragione di “Morte degli Dei” come una delle “chiavi” per interpretare la sua opera. La mitologia viene quindi stravolta dall’autore fiammingo in modo volutamente”eretico”.

Queste tematiche sono esplorate da molti autori a lui contemporanei come l’americano Lovecraft, anche se l’approccio al fantastico di Jean Ray è apparentemente più tradizionale rispetto al maestro di Providence e sfrutta maggiormente gli archetipi consolidati della narrativa fantastica, pur trattati in maniera quantomai originale e moderna. E’ impossibile, in ogni caso, non notare alcune similitudini tematiche fra i due autori leggendo un racconto esemplare come “Il Grande Notturno”, dove si narra di un libro maledetto e proibito e viene descritta una creatura che ricorda molto i Magri Notturni di Lovecraft.

Jean Ray ammirava Dickens e fu in contatto epistolare con Gustav Meyrink e subì, probabilmente, l’influenza di W.H. Hodgson, come si può evincere dai numerosi racconti di ambientazione marinara di cui è autore, fra cui è impossibile dimenticare “Il Salterio di Mayence”, dove il delirio raggiunge vette inarrivabili nella visione incubica di una fantasmagorica città sottomarina che ricorda la celebre R’Lyeh di Lovecraftiana memoria.

Lo scrittore fiammingo è profondamente radicato e immerso nella cultura europea e in particolar modo del Nord Europa: le ambientazioni dei suoi scritti si svolgono infatti a Gand (sua città natale) ma anche ad Amburgo come nel racconto capolavoro “Il vicolo tenebroso”, una delle sue prove più efficaci dove esplora la tematica della multidimensionalità della realtà in maniera esemplare, restando sempre però ancorato a figure tradizionali del fantastico come le Strigi (antichi uccelli vampiri secondo la leggenda dell’antica Roma) e sfruttando uno stratagemma tipico del genere gotico come quello del manoscritto ritrovato.

E’ dunque uno scrittore fantastico di razza, e come tutti gli scrittori del genere è un istintivo, scrive di getto, secondo l’ispirazione del momento, con una tecnica che lo avvicina alla scrittura automatica e in questo non può non venire in mente ancora lo stesso Lovecraft, scrittore che spesso scriveva i suoi racconti dopo essersi svegliato da “incubi notturni” in uno stato di dormiveglia come in “Nyarlathotep”. Jean Ray stesso ha ammesso di aver scritto la gran parte dei racconti dedicati al celeberrimo “detective dell’occulto” Harry Dickson di notte e senza sosta quando l’ispirazione lo sorreggeva. Harry Dickson è l’ennesimo esempio della figura ipersfruttata del “detective”, anche se non è errato accostarlo al Carnacki di Hodgson più che ad altri celebri figure simili come Sherlock Holmes: infatti spesso Harry Dickson si imbatte nel soprannaturale e nella mitologia deformata che tanto affascinava lo scrittore belga.

E’ dunque Jean Ray l’ultimo scrittore autenticamente gotico? Sicuramente e’ l’ultimo scrittore autenticamente “weird” nell’accezione più estesa che assume questo termine, mentre l’evoluzione del gotico moderno ha invece assunto direzioni più rassicuranti e conservatrici, facendo perdere il piacere per un certo tipo di fantastico che non trova più sbocchi nel mondo superficiale in cui viviamo. Non è quindi un caso che nel nostro paese Jean Ray sia stato quasi rimosso assieme ad altri scrittori come il sopracitato Hodgson e ai vari Machen ,M.R.James, M.P. Shiel, Lord Dunsany, Clark Ashton Smith e altri. Solo Lovecraft ha avuto un relativo successo ma è un caso pressochè isolato. Il fantastico di Jean Ray ha meno presa sul grande pubblico, infatti non ha punti di contatto con la fantascienza e non si nutre di un immaginario potente e di maggior presa sul lettore come quello “Lovecraftiano”: la sua scrittura è più sottile e indaga spesso la psicologia contorta e meschina che si annida nell’animo umano. Quindi i suoi racconti sono destinati purtroppo a pochi eletti per colpa anche di un mercato editoriale sempre più volto ad investigare tematiche alla moda, come dimostrano il successo dei sottogeneri del “noir” e del giallo più canonico.

In fondo l’antica magione di Malpertuis proietta ancora la sua sinistra ombra in qualche oscura via dimenticata di qualche immaginaria cittadina belga e vive nell’animo corrotto di qualche antico Dio dimenticato!

Bibliografia italiana essenziale:


25 Racconti neri e fantastici (1963 – Baldini & Castoldi)


Malpertuis (1966 – Sugar)


Malpertuis (1990 – Horror 7, Mondadori)


La casa stregata di Fulhalm Road e altri orrori (2007 – La biblioteca di Profondo Rosso n. 12)

Il Gran notturno (Edizioni Hypnos - 2011)

I racconti dei Whisky (Edzioni Hypnos - 2013)

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