Finlandia, seconda metà dell'ottocento.
Riuscite a immaginarla? Io no. Buio e freddo sono le uniche parole che mi vengono in mente. Ed è quindi al buio e al freddo che immagino un piccolo Jean Sibelius (1865-1957) che ad appena 9 anni suona "Rain Drops", la sua prima composizione per violino - magari illuminato da un candela, tremolante come le sue note inesperte, e di certo riscaldato dalla sua passione per lo strumento temperamentale per eccellenza. Passione che nutre un sogno, quello di fare il violinista, e che non verrà scalfita dal fallimento della sua audizione - era quasi trentenne - presso l'Orchestra Filarmonica di Vienna.
Già, perché a dispetto dei freddi luoghi comuni, i finlandesi possono essere caldi e imprevedibili. E imprevedibile era Sibelius, i suoi casini con i soldi e l'alcool, così come il suo talento per la composizione, che trasformò il sogno spezzato in una delle sue migliori opere, il "Concerto per Violino in Re minore, op. 47" (1903).
Lo schema è quello solito del concerto, in tre movimenti; la sostanza è invece un'inventiva miscela di romanticismo ed equilibrio.
È il primo movimento (Allegro moderato) a racchiudere in sé, in circa 15 minuti, il succo del concerto, con tre temi modulati a spaziare liberamente tra forza, tristezza, fierezza, fragilità. Inizia con una lenta, limpida melodia del violino, che non domina la scena coi virtuosismi bensì si lascia accompagnare dall'orchestra in un dialogo tanto elegante quanto drammatico e a tratti spiazzante. Il tema più bello è quello centrale, sospinto dalle percussioni ma cullato dagli altri archi, ed esaltato, nel suo lirismo struggente, vibrante, quasi abrasivo, dall'esecuzione di Shlomo Mintz, grande interprete dei violini romantici.
Il secondo e il terzo movimento, più corti, si controbilanciano: l'Adagio di molto è una romanza dai toni ampi, col violino solista soavemente sospeso nello sfondo vellutato dell'orchestra, mentre l'Allegro ma non troppo è un irregolare rondò, dallo sviluppo virtuosistico.
A consegnare lo stile di Sibelius alla storia furono le sette sinfonie (la No.2 è compresa in questa edizione della Deutsche Grammophon). Questo è invece il suo unico concerto, nonché uno tra i maggiori gioielli della musica classica dello scorso secolo, opera di un animo sognatore, di un "poeta della natura", come egli stesso amava definirsi. Sublime.
Carico i commenti... con calma