Nel bel mezzo della sua tormentata adolescenza, edotta da un romanzetto dell'epoca, la signorina Patti venne a sapere che è piuttosto semplice, osservando una femmina camminare, capire se la suddetta femmina abbia o meno relazioni con uomini.
La signorina Patti era allora una fanciulla maschiaccio a cui la scarlattina aveva recato in dono la febbre poetica, era quindi il tipico soggetto che di relazioni coi maschi non solo non ne aveva, ma rischiava di non averne mai.
Devota a una sua personalissima idea di ciò che era cool e di ciò che non lo era, e non volendo avere un'apparenza da sfigata, la signorina Patti decise di imitare il modo di camminare di una donna che, era evidente, di relazioni con uomini ne aveva avute tante o comunque avrebbe potuto averne.
E quella donna era Jeanne Moreau.
Francois Truffaut disse una volta che Jeanne Moreau aveva una sorta di autorità naturale e, per esemplificare questo concetto, citò una frase che lei diceva nel bel mezzo de "La sposa in nero" a uno dei malcapitati che, in quel film, avevano a che fare con lei.
Quel malcapitato vedendola pensierosa le disse una frasetta del tipo "una monetina per i suoi pensieri" e lei rispose: "i miei pensieri non la riguardano".
Ecco, diceva Truffaut, quella è la tipica frase che può uscire dalla bocca di Jeanne Moreau,
La canzoncina di cui oggi parliamo è la preferita della fidanzata di Lulù, quella ragazza un terzo pedagogista, un terzo nuvola, un terzo non mi ricordo cosa...e diciamo che già questo basterebbe per la recensione visto che lei è quel tipo di ragazza che, se ci passeggi insieme e ti volti all'improvviso e la guardi, dici...dici...
Ecco, in realtà, non sai che cazzo dire e ti limiti a sorridere.
E comunque questa canzoncina la potete sentire nel bel mezzo di "Jules e Jim" un film aereo, leggero, che racconta come da un incredibile distanza una sorta di mito moderno, ma lo fa con il linguaggio incredibilmente fresco del giovane cinema francese di allora.
Il film è un inno alla vita, e quella lontanzanza, quella distanza che lo caratterizzano fan si che sullo schermo passi, anzi passino l'amicizia, l'amore, la morte, il dramma, il dolore....solo che passano, per così dire, quasi senza lasciar traccia.
C'è, infatti, come una sorta di magia che tutto azzera. E, nonostante la morte e nonostante il dolore, è quella magia che alla fine rimane. E rimane come uno zero virgola uno di poesia, solo che è quel tipo di poesia che diresti acchiappata quasi per caso, anche se non è un caso manco per niente
Di quello zero virgola uno la nostra canzoncina è un esempio perfetto: una chitarra, una voce un po’ alla Marlene, un tono bambinesco e austero nello stesso tempo
Il vortice della vita si chiama, quello stesso vortice che il film rappresenta.
Parlando con l’autore della colonna sonora, che avrebbe voluto scrivere una musica “importante” Truffaut disse invece che la musica avrebbe dovuto avere “l’aria di niente”.
“Ma come l’aria di niente “Jules e Jim” (e intendeva il romanzo da cui il film è tratto) è un capolavoro!!!”
“Appunto, ma bisogna filmare la bellezza senza darsi importanza e avendo l’aria di niente” rispose Truffaut.
In quanto a Jeanne Moreau, è difficile per lei non darsi importanza, lei è l’importanza. Ci prova però, e canta come una bambina, e il suo viso, solitamente così severo, è tutto mossettine e smorfiette.
Si, canta, in modo infantile, un testo che sembra quasi una filastrocca o uno scioglilingua e lo canta veloce per di più...ah è un vero incanto e qualcosa che a parole non vi so dire.
Ma torniamo alla fidanzata di Lulù, che ogni tanto questa canzoncina la canta anche se ha fatto tanta fatica ad impararla, Del resto provate voi a cantare uno scioglilingua in francese a velocità folle.
Ah, vi assicuro,è davvero bello ascoltarla, che anche lei riesce a dare quell’impressione incredibile che si ottiene quando dicendo poco si dice molto e dicendo molto non si dice tutto.
Ed è bellissimo non dire tutto, visto che salvaguardare il mistero è il solo modo per restituire alla vita quel punto interrogativo che lei stessa è. Ho chiuso pure con una frasona, che volete di più.
Au revoir...
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