Jeff Beck ci ha freddati nella calma della notte, delle nostre sonnecchiose abitudini, sorpresi e tristi, a sangue freddo.
Le fisique du rôle di un eterno ragazzo, rocker e musicista sperimentale, blues e sopraffino della chitarra, non aveva confini, solo stile e un tocco da favola. Immortalato in Blow Up di Antonioni nel '66, con Jimmy Page, suo amico fin dall'infanzia, e i loro Yardbirds, ha collaborato con i più grandi e ha creato band memorabili, vedi il trio con Bogert & Appice (un terremoto hard blues di rara irruenza), suonato con Rod Stewart, Donovan nella sua Barabajagal fino al recente ultimo di Ozzy.
Si è sempre reinventato musicalmente, ha accettato sfide sonore con i giovanissimi, lanciato talenti, e lui non si è mai risparmiato per creare musica. Ogni album è di sicuro valore e da scoprire, per entrare in connessione con la sua visione interplanetaria delle note, Stevie Wonder ne sa qualcosa.
Heart & Soul sono propri doni divini portati in Terra, passando per il Ronnie's Scott e milioni di altri palchi emozionando con la passione di un purosangue selvaggio. Innamorato delle chitarre che collezionava e dei motori, il suo altro grande hobby.
Sono stato a vederlo forse 10 anni fa presso la cavea dell'Auditorium di Roma, un concerto estivo breve, ero abbastanza vicino allo stage e godevo dello show rilasciato in trio e al momento del bis dovetti urlare la song che più mi premeva ci concedesse, la solare e strepitosa Beck's Bolero, purtroppo lui eseguì Nessun dorma, e ora ti sei assopito tu, addio grande piccolo AxeMan, noi qui non dormiamo stanotte, se lo facessimo lo faremmo comunque male. 🎸
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