Avete presente un Luna Park americano con tanto di sale videogames e tunnel degli orrori?
Avete presente i paesaggi irlandesi?
Ecco!Sono questi gli scenari che sembra disegnare Beck con la sua chitarra!
In questo lavoro del 1989 è accompagnato da Tony Hymas alle tastiere e da Terry Bozzio alla batteria; si susseguono brani hard, techno-prog, reggae, dance-house e strumentali, insomma il solito ginepraio di Jeff...
Il sound di qualche brano conferisce, a tratti, un'aria tetra, da circo dell'orrore.
Cosa che avverto in Big Block, un lavoro dal sapore dark, placato solo dai lick puliti che stanno sotto al sound scuro del tema principale.
Nel brano di apertura, invece, c'è la sensazione da "sala video game" ed è qui che altri recensori hanno notato una frase pazzesca di soli 3 secondi, la quale eseguita senza plettro e con delle grosse dita da meccanico, mi fa impazzire!!!
Il mio brano preferito è "Savoy" con un galoppante riff iniziale, eseguito ad arte, ed un tema portante dal sound pulito ricavato con accordi sulle prime tre corde(e bending...). Il tutto viene devastato dal torrente della distorsione, assoli con effetti live e tapping conclusivo. Uno strano assolo a 1'33" sembra essere eseguito strappando le corde vicino al ponte o, forse(?), colpendo le stesse con un oggetto metallico a mo' di percussione(mannaggia a te Jeff!). L'apoteosi è quasi vicina!
Behind the Veilh, scritto da Tony Hymas, è il reggae secondo Beck dove il sound ricorda la sua colonna sonora "Frankies House", realizzata nel 1994. Ma quello che più mi piace è il lavoro di bacchette da parte di Terry Bozzio.
Where Were You* è la perla dell'album, un celestiale tema dal sapore irlandese eseguito dopo il 12 tasto con tanto di leva ed armonici. Ovviamente(!!) con la stessa mano Jeff esegue il solito volume sweel alla Roy Buchanan. Se non fosse un uomo a suonarla, si potrebbe pensare ad un essere tentacolare!
Two Rivers è un altro brano dal gusto ancestrale e delicato, in linea con la precedente Where Were You. Il solito Beck che con la sua chitarra vuole entrare nelle nostre stanze da letto! Un sound magico da film sentimentale con tanto di canto del cigno conclusivo.
Stand on it e Sling Shot sono i brani hard più aggressivi dell'album, molto affini al techno prog, che Beck ci propinerà negli anni a venire, mentre Day in the House strizza l'occhio ad una certa musica degli anni '90 con riff da videogame.
Come non concludere con la bellissima copertina dell'album?
Un vivido e coloratissimo Beck meccanico, alle prese con una gigantesca Strato su di un ponte idraulico. Quasi a dimostrare che lui è un artigiano della chitarra, uno sperimentatore fuori dagli standard ai quali i media ci hanno abituato.
I suoi riff, i suoi lick e le sue invenzioni strumentali sono asservite all'estro del momento e non viceversa, la sua cassetta degli attrezzi è piena di leva, trilli, tapping, semi accordi, bending, armonici, chicken picking, sweel, wha-wha e tanto altro ancora!
Probabilmente questo lavoro rappresenta, dal punto di vista tecnico-espressivo, il massimo raggiunto per l'epoca da Jeff Beck e, siamo sinceri, dopo Where Were You non c'è più niente da fare! L'eleganza è diventata maestra con la tecnica al suo servizio.
Come un pittore che usa la chitarra al posto del pennello!
*E dove dovevo essere?A bruciare la mia strato...
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