Succede che è tutto lì, tutto (o quasi) il senso di questa cazzo di musica è in quei tre segmenti che compongono questo disco, la sconquassante ed instabile massa sonora deraglia da subito fuori dai binari, sballottata su scie chimiche paranoidi, c'era un tipo di Detroit assai giusto quella notte dell' autunno del 95' al Liquid Room di Tokyo, un ragazzo che sapeva ciò che stava combinando quella notte alle prese con 2 turntables e una marea di vinili accatastati alle sue spalle. La techno: chi dice che è musica fredda e robotica vuol dire che non ha mai ascoltato questo cazzo di dj set, chi dice che è un genere noioso e piatto non ha mai ascoltato questo cazzo di dj set, i primi 35 minuti sono destabilizzanti, Mills butta sui piatti dozzine di dischi, ne estrapola un minuto o poco più per ognuno di essi cambiandoli in continuazione, creando un mostro sonoro a se stante, creando musica dalla musica, i beat sono tellurici, i suoni aspri e magmatici, il livello di frenesia che viene creato non ha nulla di artificiale, nulla di freddo o calcolato, è un calore umano totalizzante. Con il passare dei minuti il groove macina inesorabile, il suono è sporco, fangoso, a tratti sferragliante, ogni imperfezione viene lasciata su disco così com'è, dalle puntine che cadono sui dischi al fruscio incessante dei vinili, un disco nudo, disadorno, essenziale. Quello del Liquid Room e di Jeff Mills è un rituale, fisico prima che mentale, umano prima che meccanico, il mezzo elettronico è appunto soltanto un mezzo per raggiungere qualcos' altro, la techno non è cavi, ferro e acciaio, la techno è carne, la nuova carne.
Carico i commenti... con calma