Il regista di Little Rock già con "Take Shelter" aveva fatto intravedere delle qualità che gli hanno consegnato il plauso generale del pubblico e della critica (Gran Premio a Cannes nel 2011). Due anni dopo è arrivato il suo terzo film, "Mud", altra pellicola indipendente che di nuovo conferma Jeff Nichols come uno dei pochi cineasti americani con gusto estetico e ricerca autoriale del cinema da mostrare.

Ellis e Neckbone sono due ragazzini di 14 anni che hanno trovato una barca su un'isola lungo il corso del Mississippi e vogliono appropriarsene. Ma su quella "abitazione" di fortuna ci vive Mud (Matthew McConaughey) il cui passato non pulitissimo lo ha portato ad isolarsi e ad aspettare il ritorno della sua Juniper (Reese Witherspoon). I due ragazzini, soprattutto Ellis, diventeranno amici di Mud nella sua personale opera di risistemare le cose con Juniper.

E' una "coming of age" story, un romanzo di formazione, un affresco dell'inevitabilità del destino. "Ci sono delle cose a cui puoi sfuggire a questo mondo e altre a cui non puoi". Ogni singolo personaggio dell'opera ha perso una parte della propria battaglia per la vita, è stato sconfitto da un qualcosa o continua ad essere sconfitto da qualcosa. Come se il dolore sia parte integrante e inscindibile della nostra esistenza. "La vita è fatica" dice il padre a suo figlio Ellis. E' meglio mettere le cose in chiaro fin da subito. Viaggio di formazione per tutti i protagonisti, dai più piccoli ai più grandi, ognuno si ritroverà a mettere in discussione la propria vita fatta di affetti e paure. In "Mud" tutti devono trovare la loro strada ed è attraverso l'occhio curioso e innocente dei ragazzini che c'è ancora una speranza in qualcosa di diverso. Loro non hanno ancora realmente compreso le difficoltà della vita, aiutano Mud perchè in fondo in fondo "non è pericoloso" e perchè credono ancora in una visione romantica e quasi platonica di quell'amore che Neckbone non ha mai conosciuto perchè senza genitori e che Ellis inizia a perdere subendo sulla sua pelle le ferite della separazione dei suoi. E' la loro innocenza che permea il film, quella condizione in cui ancora non si hanno "filtri" e i sentimenti puri muovono gli esseri umani. Esattamente l'opposto degli adulti, come il vecchio Tom (un grande Sam Shepard) perso nella sua burbera solitudine, o come lo stesso Mud, in verità incapace di agire e recluso nel suo mondo di "spiriti maligni" e superstizioni.

Sarebbe estremamente riduttivo considerare "Mud" come una storia d'avventura di due ragazzini, perchè a guardare più in fondo il film di Nichols, si percepisce la sua disincantata visione di una realtà che si sta disgregando, a partire da uno dei suoi elementi basilari come la famiglia. L'amore è mutevole e come quel destino che ha voltato le spalle ai protagonisti, è anche ingannevole e ti lascia improvvisamente da solo. La condizione che porta alla "rottura" è l'incomunicabilità, la paura di fare il passo in avanti. Mud è incapace di affrontare il suo passato e riavvicinarsi a Juniper e "sfrutta" i due ragazzini per alimentare quel sogno che sa non avrà appagamento. I genitori di Ellis usano il figlio come valvola di sfogo per le loro personali problematiche e non parlano, non discutono, ma si chiudono nella loro convinzione di essere sempre dalla parte della verità. Quell'incomunicabilità che si trasforma inevitabilmente in creazione di una realtà "altra" fatta di menzogne su menzogne.

Il film di Nichols sembra quasi un'emanazione cinematografica delle pagine del romanzo "Suttree" di Cormac McCarthy, stemperandone l'atmosfera più dark ma facendo sua quell'anima decadente e di sconfitta che permea l'epopea del pescatore Buddy Suttree. Ancora, Nichols gira di nuovo con grazia rara e qua e là sfiora la ricerca malickiana degli ambienti, senza mai risultare autocompiaciuto nella sua celebrazione visiva. Anche nella mise en scène, Nichols dimostra un tocco da veterano e un'accurata cura del dettaglio che è esteticamente appagante. E' il sud americano che comunica con i suoi colori. E' l'Arkansas che pulsa delle sue contraddizioni e che mostra tutta la sua abbacinante bellezza.

Dopo "Take Shelter" (film che consiglio vivamente), Jeff Nichols dirige un'altra storia che alla pura narratività somma un disvelamento di quell'America povera e chiusa in se stessa che tanti sembrano aver paura di portare al cinema. "Mud" è un film reale perchè parla di questo e di quei sentimenti che abbiamo ormai timore di comunicare. Nichols si fa forza della sua autorialità (neanche troppo esibita) e partorisce un film nuovamente personale e che fa male toccando il cuore.

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