31 agosto 2015, a Milano arriva una leggenda del punk hardcore Jello Biafra insieme ai Guantanamo School of Medicine e si esibisce in un concerto che può essere definito solo in un modo: pazzesco!
Il Legend, piccolo ma bel club, è pieno e ci saranno circa 300 persone ad assistere a quello che, per me, è stato il concerto del 2015.
Il nostro si presenta sul palco indossando giacca, cappello a cilindro e bastone da passeggio, ringrazia il pubblico per essere venuti, ringrazia la band di supporto, gli italiani Ashpipe, e quindi critica il pubblico (e ahimè qui becca anche me) per non avere assistito al concerto della "local band", quindi attacca subito con "Brown Lipstick Parade" e già dalla prima canzone si capisce che sarà un concerto devastante!
Jello è un performer eccezionale, un vero e proprio istrione: coinvolge il pubblico, mima varie scenette su ogni canzone, non si ferma un secondo, si tuffa per tre volte in mezzo al pubblico impazzito e, a grande richiesta del pubblico, torna sul palco per due bis, il tutto mantenendo una voce sempre ad altissimi livelli.
La band che lo accompagna (Ralph Spight alla chitarra, Kimo Ball alla chitarra, Andrew Weiss al basso e Paul Della Pelle alla batteria) suona bene e fa un ottimo lavoro lasciando la maggior parte dello spazio a Jello (solo Ralph salta per un paio di volte sulle transenne). D'altra parte come fare altrimenti? Jello è davvero un cantante fantastico, ha un carisma incredibile, sembra quasi che gli anni per lui non siano passati e, considerando che concerto ha fatto all'età di 57 anni, posso solo immaginare di cosa fosse capace agli esordi con i Dead Kennedys.
Inutile fare la scaletta del concerto, Jello spara varie canzoni dai suoi album con i Guantanamo School Of Medicine intervallandole con i classici dei Dead Kennedys (California Uber Alles, Nazi Punk Fuck Off, Holiday in Cambodia, Chemical Warfare, Kill The Poor). Non mancano, ovviamente, i discorsi politici, mai banali o noiosi e sempre intelligenti, contro razzisti, fascisti, le politiche di austerity e le politiche anti immigrati.
Il concerto, che è durata più di un'ora e mezza, si chiude con l'inno Shock-U-Py, durante il quale si avvicina a me, si china, mi porge il microfono e così posso canatre insieme a lui una strofa del brano ("We Won't take it anymore!" per la cronaca)!
Scusatemi per questa ultima divagazione personale, ma che cazzo ho cantato con Jello Biafra!!!
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