Cominciai a leggere Leonardo Sciascia quando avevo sedici, diciassette anni. Da allora non ho mai smesso, considerandolo - a ragione - il più grande scrittore e saggista della storia del nostro paese. Periodicamente mi reco a Racalmuto (quella che lui raccontò come 'Regalpetra' in una delle sue opere), strada statale 640 da Agrigento in direzione Caltanissetta e poi svoltare a sinistra, strada provinciale 13 fino alla piazza centrale, dove c'è il duomo e a pochi passi, su Corso Garibaldi, potete ancora incontrare Leonardo Sciascia. Che se ne sta lì, con la mano sinistra nella tasca dei pantaloni e che passeggia per la cittadina mescolandosi ai suoi compaesani. Vi giuro che la prima volta che ci sono stato, non lo avevo visto, voglio dire, lo avevo visto: ma non avevo capito che fosse una statua e pensavo che fosse proprio lui, vivo e vegeto, che mi veniva incontro con quello sguardo curioso e indagatore che lo ha sempre contraddistinto.
Cominciai a leggere Leonardo Sciascia quando avevo sedici, diciassette anni. Il G8, le torri gemelle e la guerra in Afghanistan, la caccia ad Osama Bin Laden, la ricerca delle armi di distruzioni di massa in Iraq e la guerra (di nuovo). Nell'ottobre del 2002 al teatro Dubrovka di Mosca quaranta militanti ceceni presero in ostaggio oltre ottocento civili. Le forze speciali russe Specnaz intervennero dopo due giorni introducendo del gas nervino all'interno del teatro. Uccisero tutti i combattenti ceceni e oltre centotrenta civili. Mio padre prese dalla libreria un libretto e me lo diede tra le mani e mi disse, 'Tiè, leggi.' Il 'libretto' era 'La scomparsa di Majorana', il saggio che Sciascia scrisse raccontando e argomentando, raccogliendo le notizie frammentarie sul fatto e ricostruendo l'ambientazione storica dei fatti, quello che fu il fatto di cronaca sulla presunta morte del fisico teorico Ettore Majorana, che, imbarcatorsi da Napoli sul traghetto diretto a Palermo la sera del 25 marzo 1938, scrisse due lettere preannunciando la propria 'scomparsa'. Scomparsa che poi di fatto avvenne, avvolgendo la figura di Ettore Majorana nel mistero e consegnandolo alla storia e alle cronache in una maniera differente da quella che altrimenti...
Ettore Majorana, nato a catania nel 1906 era un fisico teorico e operò all'interno di quel gruppo fantastico di fisici noto come 'i ragazzi di Via Panisperna' (tra questi, Edoardo Amaldi, Franco Rasetti, Emilio Segrè, Bruno Pontecorvo, Oscar D'Agostino, soprattutto Enrico Fermi). Probabilmente la mente più brillante del gruppo, e in qualche modo figura antitetica a quella di Enrico Fermi, i suoi studi sulla fisica nucleare e la meccanica quantistica relativistica erano evidentemente tra quelli più brillanti e avanzati del periodo, trascorse sei mesi in Germania all'inizio del 1933 dove lavorò a stretto contatto con Wener Heisenberg che fu uno dei suoi più interessati estimatori e lo convinse a pubblicare due opere, 'Uber die Kerntheorie' e ' Zeltschrfit fur Physik'. In Danimarca conobbe Niels Bohr.
Durante il suo soggiorno in Germania scrisse alla madre della rivoluzione nazista. Le sue parole e i suoi toni sono gravi. Senza lasciarsi andare apertamente a nessuna critica al regime, è evidente dalla lettura di quelle lettere, che indirizzò anche ai suoi colleghi, quello che doveva essere uno stato di inquietudine. Quando ritornò a Roma, il suo atteggiamento cambiò radicalmente. Era sempre stato timido e chiuso, ma smise di frequentare l'istituto e si isolò completamente, conducendo una vita ritirata, fino al suo trasferimento a Napoli nel 1937, dove assunse la cattedra di professore di fisica teorica che mantenne fino a quel famoso 25 marzo 1938.
Perché Ettore Majorana decise di scomparire? Ammesso che fu una sua scelta. Poiché non si esclude che egli fosse stato ucciso oppure magari sequestrato, una ipotesi sulla quale non sussiste alcuna prova, ma che del resto neppure si può escludere del tutto. Anche se l'orientamento generale è quello di ritenere che fu lo stesso Majorana a decidere di scomparire. Qualcuno ipotizza il suicidio, che magari si gettò in mare durante il suo viaggio di ritorno da Palermo a Napoli. Leonardo Sciascia ipotizza che Majorana si sia ritirato in un convento ricusando il suo ruolo di scienziato in seguito a un'intuizione circa il possibile sviluppo della bomba atomica e le conseguenze disastrose che ne sarebbero potute scaturire.
'The American Side', film diretto da Jenna Ricker e scritto da lei in collaborazione con Greg Stuhr, che poi ricopre il ruolo di attore principale nel film, non tratta di Ettore Majorana, ma si configura come un mystery thriller incentrato sulla figura di un altro scienziato, l'ingegnere elettrico, inventore e fisico serbo naturalizzato statunitense Nikola Tesla. Parliamo di quello che fu ed è tuttora uno degli scienziati e inventori più famosi, anche nella cultura popolare e per la sua personalità eccentrica (al punto da farlo considerare una specie di scienziato pazzo). Il suo lavoro nel campo dell'elettromagnetismo fu ed è tuttora alla base del sistema elettrico a corrente alternata. Considerato superiore a Thomas Edison, contende a Galileo Ferraris la scoperta del campo magnetico rotante e a Guglielmo Marconi la paternità della trasmissione di informazioni via etere tramite onde radio. Affetto da disturbo ossessivo-compulsivo, Tesla era una mente brillante e le cui scoperte in qualche maniera anticiparono lo scorrere stesso del tempo. Come Leonardo prima di lui, inoltre, formulo diverse ipotesi rivoluzionarie: forze elettro-magnetiche che potessero distorcere e modificare tempo e spazio; muri di luce capaci di alterare lo spazio, la gravità e la materia; quindi il teletrasporto e il viaggio nel tempo, la propulsione antigravità.
Nikola Tesla morì per un attacco cardiaco nel New Yorker Hotel nel gennaio del 1943. Aveva 86 anni. Al momento della su amorte lavorava sul 'teleforce', un progetto che aveva proposto al Dipartimento della Guerra degli USA, e ribattezzato 'raggio della morte'. J. Edgar Hoover dichiarò il caso 'most secret', vista la natura delle invenzioni di Tesla e dei suoi brevetti, che nel corso degli anni hanno fatto sollevare divese voci e ipotesi, rendendo lo scienziato serbo la figura maggiormente popolare tra i teorici delle cospirazioni.
Parco di Niagara Falls, stato di New York, anno 2016. Charlie Paczynski (Greg Stuhr) è un investigatore privato che preferisce Mike Hammer a Philip Marlowe, e si guadagna da vivere scattando le solite fotografie a mogli e mariti infedeli. Tra le sue 'collaboratrici' c'è Kat, una sua amica che fa la spogliarellista e che diciamo fa il doppio gioco con i suoi amanti per facilitare il lavoro di Paczynski.
Una sera Kat si accompagna a un uomo, Tom Soberin, che scopriremo poi essere un fisico, e viene uccisa in circostanze misteriose e sulle quali Charlie comincia a indagare convinto fin dal primo momento che il responsabile della morte della sua amica sia proprio Soberin. Da questo momento in poi sarà per forza di cose coinvolto in un caso misterioso e dove, come nella tradizione delle migliori spy-story, partecipano al gioco più parti interessate alla stessa cosa, e come nella tradizione della letteratura di genere hard-boiled, Charlie Paczynski è quello che possiamo definire un anti-eroe. Un investigatore privato che fuma sigarette e a cui piace il gioco e bere alcolici e gira senza pistola e che come vuole il genere, ha un rapporto controverso con la polizia e le istituzioni e vive da solo in un piccolo appartamento disastrato. Charlie Paczynski non è un eroe, ma è in ogni caso deciso a andare fino in fondo alla faccenda e scoprire chi ha ucciso Kat e perché. In fondo in qualche modo si sente anche responsabile di quello che è successo. Incontra Tom Soberin a Niagara Falls, ci sono degli uomini che lo seguono, i due si separano, poco dopo Tom Soberin viene trovato morto perché si è gettato nelle acque della cascata. Paczynski rientra a casa e trova il suo appartamento completamente devastato e occupato da tre uomini che a quanto pare operano nei servizi segreti serbi e si dichiarano interessati a qualche cosa che sono convinti che sia un suo possesso.
Paczynski capisce di essere in qualche cosa di più grande di lui. La storia si fa sempre più complicata piano piano che continua a scavare e diversi personaggi entrano a fare parte della storia. Una giovane e brillante fisica di nome Nikki Meeker, considerata una specie di genio e che lavorava per Tom Soberin, che lo incontra di notte e di nascosto, in un vicolo, prima di scappare spaventata dall'arrivo di non meglio identificati personaggi. I ricchi e facoltosi fratelli Borden e Emily Chase, che operano anch'essi nel campo della fisica. L'agente Barry del FBI. Tutti quanti questi personaggi, compresi i servizi segreti serbi (Nikki Meeker dice a Charlie che per i serbi una sola paginetta degli appunti di Tesla costituisca una specie di Santo Graal), ricercano una sola cosa: uno stralcio, una singola pagina di quelli che si ritiene fossero degli appunti di Nikola Tesla e che sono sfuggiti in qualche modo all'occultamento da parte del governo statunitense. Non solo. Pare infatti che lo stesso Nikola Tesla, negli anni che precedevano la sua morte, si fosse preoccupato di evitare la divulgazione dei contenuti di alcune sue scoperte, che riteneva pericolose, e di cui aveva allora diffusamente nascosto i contenuti separatamente e in modo tale che riuscire a ricostruire ognuno di questi costituisse un'opera difficoltosa e di difficile realizzione, confidando idealmente in un futuro migliore e dove queste sarebbe state utilizzate solo per finalità positive.
Non svelerò ulteriormente i contenuti della trama. A parte che so che molti riterrebbero questa cosa una vera e propria violenza, ritenendo inutile vedere un film di cui conoscono già il finale (non è il mio caso), preferisco concentrarmi su quelli che sono i contenuti centrali del film. 'The American Side' vanta un cast abbastanza importante (tra gli altri, ci sono Matthew Broderick e Robert Forster, oltre che le bellissime Alicja Bachleda e Camella Belle) e secondo me rilancia senza grandiosi pretese, quello che si potrebbe definire il genere hard-boiled. Un mystery thriller dalle ambientazioni noir e arricchito con dei contenuti particolari e di carattere più che strettamente scientifico, invece di natura etica e morale, rinnovando in fondo quelli che furono gli stessi temi alla base della scomparsa di Ettore Majorana.
Come il fisico italiano ricusò sé stesso e tutti quelli che erano stati gli studi di una vita e le incredibili scoperte fatte in campo scientifico e che lo avrebbero potuto rendere il 'numero uno', che lo avrebbero potuto in qualche maniera consegnare alla storia come e più di Enrico Fermi e di tutti gli altri 'ragazzi di Via Panisperna', allo stesso modo, stando alle ipotesi (probabilmente fantasiose e infondate, strumentali alla realizzazione del film) proposte dalla trama di 'The American Side', Nikola Tesla, egli stesso spaventato dalle potenzialità delle proprie scoperte, decise di reinviare questo a un tempo futuro imprecisato, confidando in quella che avrebbe dovuto essere una evoluzione del pensiero del genere umano in una maniera più illuminata che quella della prima metà del secolo scorso. Una evoluzione che, evidentemente, non solo per quello che è lo svolgimento dei fatti all'interno del film, non c'è stata e forse in questo senso 'ideale' non ci sarà mai o è comunque lontanissima nel tempo futuro da concretizzarsi. Resta la domanda, la questione se ricusare la scienza (propria oppure altrui) per il mantenimento di quelli che si ritiene degli equilibri più o meno positivi o perché fermati dalla paura di quelle che potrebbero essere conseguenze negative, sia qualche cosa di giusto oppure no. Ammesso che si possa in questo caso parlare di 'giusto' nel senso proprio di 'giustizia'. Se penso a Ettore Majorana, che come lo stesso Leonardo Sciascia, da quella lettura divenne per me una figura di riferimento (per quanto io sia assolutamente a digiuno per quello che riguarda la fisica, e mi scuso in tal senso per eventuali imprecisioni in questa pagina), provo una forte empatia, come se nella sua dolorosa scelta individuale fossimo in qualche maniera coinvolti tutti altri noi esseri umani (anche io stesso, voglio dire, anche quelli che sarebbero venuti dopo). Chi lo sa, se scrivendo questo film, Jenna Ricker e Greg Stuhr abbiano pensato la stessa cosa di Nikola Tesla e di tutta la scienza in generale, adoperando la sua figura in maniera strumentale e rappresentativa di tutte quelle che sono le scoperte umane. Il film non risponde a questa grande questione in maniera diretta. Quello che penso tuttavia è che questo grande potenziale che sarebbe la 'scienza' e che poi è fatta dagli esseri umani per gli esseri umani, non la puoi arrestare e forse non la puoi neppure nascondere, non la devi nascondere e anzi devi proprio per ragioni di natura etica e morale, porla innanzi agli occhi di tutti e a questo punto magari anche discuterla. Del resto come puoi nascondere la 'scienza', questa è di volta in volta materia per pochi, ma non è mai 'una' e unica nel tempo e nello spazio.
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