Il Pop: musica leggera, disimpegnata ma non vuota; intelligente, a tratti anche colta ma non cervellotica, popolare ma non popolana. Questo, anni ed anni orsono, era il Pop, e una delle sue migliori incarnazioni femminili era Jennifer Warnes.

Strano destino, il suo: dotata di una voce di incredibile estensione, timbro cristallino ed espressività, perfetto connubio di potenza nera e morbidezza bianca, amica e fedele spalla di Leonard Cohen sia in studio che sul palcoscenico per più di vent'anni, segnati anche da un meraviglioso album tributo come "Famous Blue Raincoat" ed essa stessa ottima musicista e cantautrice, purtroppo viene maggiormente ricordata per "Time Of My Life", ed a volte per una piacevole hit in terra americana, "Right Time Of The Night" del 1977.

Con quella canzoncina gradevole e "furbetta" la carriera di Jenny sembrava finalmente arrivata ad una svolta definitiva, ma lei non era più giovanissima, aveva ormai oltrepassato i trenta, e personalità e presenza scenica non erano certamente da vamp della canzone. Così, proprio nel momento topico della carriera, al bivio tra oblio e definitiva consacrazione, il mercato discografico gioca un brutto tiro a Jennifer Warnes: il suo album "Shot Through The Heart" passa sostanzialmente inosservato, un po' come era successo qualche anno prima alla ben più affermata Joan Baez con il suo "Gulf Winds", ed in entrambi i casi si parla di prodotti di grande spessore e personalità, ingiustamente finiti nel dimenticatoio.

Il 1979 vede la cantante impegnata su due fronti: "Recent Songs" di Leonard Cohen, a cui fornirà un grandissimo contributo, ed il suo album, "Shot Through The Heart", che come ho già detto non sarà il disco della consacrazione, ma bensì quello della maturazione. Fino ad allora Jennifer Warnes era stata una semplice interprete, qui per la prima volta dimostra di potersi cimentare con ottimi risultati nell'arte del songwriting, trovando la quadratura del cerchio di un album Pop con tutte le caratteristiche di cui sopra: "Shot Through The Heart" è vario, spumeggiante e pieno di colori, l'album di una grande entertainer, di una vocalist eccelsa.

La melodia perfetta di "Don't Make Me Over" di Burt Bacharach è l'occasione perfetta per sfoderare tutta la sua frizzante ed esplosiva carica soul, riuscendo ad oscurare l'originaria interprete Dionne Warwick, una brillantezza ed una vitalità che irradiano tutto l'album, però mai a discapito delle canzoni: ad esempio "Sign On The Window", uno dei migliori episodi di "New Morning", sottovalutato album di Bob Dylan, rimane sostanzialmente fedele all'originale, Jenny si dimostra in grado di non snaturare con la sua vocalità straripante la particolarità del sound dylaniano ed omaggiandolo con un'interpretazione impeccabile, non selvaggia ma sicuramente sottile e mercuriale quanto basta, di grande appeal e di sicuro gradimento per il suo originario artefice, così come la terza ed ultima cover dell'album, "Hard Times Come Again No More" del leggendario Stephen Foster, il primo grande popular songwriter americano, sublimata in una meravigliosa interpretazione a cappella, intensa, dilatata e spirituale, in cui cori maschili seguono ed accompagnano la voce principale in un affascinante contrappunto, praticamente la stessa soluzione che verrà riproposta nel 1987 per "A Singer Must Die" di L. Cohen.

Tra gli inediti di "Shot Throgh The Heart" quelli che non portano la firma di Jennifer Warnes sono anche gli episodi più semplici e limitati, buoni esempi di pop tardo-settantiano come la ballabile "Tell Me Just One More Time", la solare e romantica "When The Feeling Comes Around", ed  anche "I Know A Heartache When I See One", discreto up-tempo country-pop dal sound ammiccante e nashvilliano, erroneamente scelta come singolo di lancio ed effettivamente abbastanza impersonale e, se non fosse per la voce, dimenticabile, anche se si parla comunque di una canzone di valore inarrivabile per le hit-parade odierne.

Decisamente più significative due intense piano-ballad orchestrali come "You Remember Me" e la vellutata e suadente "I'm Restless", scitta da J. Warnes medesima, che mette la sua firma anche su due degli episodi migliori dell'album: "Shot Through The Heart" è una trionfale marcetta pop contorniata da cori gospel che sembra uscita da un musical, una piccola esplosione di colori vivaci che arriva quasi a sfiorare il camp senza scivolarci grossolanamente, ed infine la breve "Frankie In The Rain", accompagnata dal tremulo suono di un piano elettrico, è una ballad commovente, candida e di intima ispirazione, nobilitata da una voce angelica al massimo della sua espressività.

"Shot Through The Heart" non è sicuramente un capolavoro in senso stretto; ad oggi dimostra tutti i suoi anni e non è neanche il miglior album di Jennifer Warnes, che con "The Hunter" e soprattutto lo stupendo "The Well" saprà fare di meglio, ma è una bellissima fotografia, la fotografia del Pop in uno dei suoi ultimi momenti di gloria prima del golpe ottantiano di Madonna & co che trasformerà la leggerezza in becero vuoto di contenuti, l'intrattenimento ed il disimpegno in volgare ed arrogante esibizionismo, e da allora Jenny subirà a sua volta una trasformazione, da potenziale popstar ad artista alternativa, nel senso più vero del termine: pochi dischi, mai sotto l'accecante luce dei riflettori, ma ad ogni sua uscita sempre emozioni, sempre grande musica, e "Shot Through The Heart", nel suo piccolo, è il momento in cui la stella di Jennifer Warnes si accende definitivamente.

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