Quando nel 1988 esce il cofanetto '20 Years Of Jethro Tull', 3cd box con libretto, siamo più o meno agli inizi della frenesia digitale e non sono ancora uscite le definitive editions in CD e blu ray delle edizioni rimasterizzate delle ristampe delle edizioni digitali dei dischi, una roba che oggi fa spendere copiosa moneta agli appassionati (ed io, ancorato in linea di massima al vinile, guardo con sospetto. Non che il vinile costi di meno).
L'epoca è quella dei box antologici "storici" - Crossroads, Biograph, Dreams - e insomma, quando il cofanetto offre copioso materiale inedito o raro viene voglia di benedire l'avvento del digitale, che ha messo in circolo cose preziosissime nascoste negli archivi.
Questo box dei Tull si candida subito per essere una delle uscite davvero imperdibili, essendo composto quasi completamente da inediti: versioni live, demo, versioni alternative, singoli ed outtakes vere e proprie, in misura tale da sbalordire e far classificare subito i Jethro Tull nel novero delle bands più prolifiche, e ad altissimo livello.
Ovviamente occorre apprezzare i Tull per gioire del raccolto insperato, ma tendo a dare per scontato che non si possa davvero avversare una band così poliedrica e ricca di sorprese, sfumature, cambi di genere e creatività esplosiva, almeno nel loro periodo d'oro.
Quello che rende questo box pressoché unico nella discografia di ogni tempo è la qualità estrema degli "scarti" sopravvissuti dalle session degli album di studio. Quasi tutti i brani, che erano stati ampiamente completati ed erano pronti per l'eventuale inclusione, fanno saltare sulla sedia ed esclamare, ma non era meglio mettere questa al posto di quella, o ampliare l'offerta del vinile? E i singoli e le B-sides, tutte canzoni che sarebbero entrate a pieno diritto negli album, e le registrazioni in concerto che fanno rimpiangere la scelta di Ian Anderson di limitare i dischi live allo stretto indispensabile.
Chi ha presente la festa grande di "Living In The Past" consideri che qui continua la pacchia, e che molti dei brani inediti inclusi in questo cofanetto avrebbero potuto diventare grandi classici dei Tull (Overhang, Coronach, No Rehearsal, Beltane, Part Of The Machine, Living In These Hard Times ed altri). La consueta tecnica, il cuore e la pronuncia scozzese di Anderson, la grande varietà di stili e la sempreverde presenza di quel flauto spiritato fanno di questa raccolta un pezzo imperdibile della discografia dei Jethro Tull, ed uno dei cofanetti più riusciti della storia del rock.

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