“Parlo come chi non ha mai sofferto il jetlag, il jetlag è una… è la magnifica fragranza del fuori sincrono sei in macchina e sali dentro un aereo con la macchina che continua a andare stranamente sull’aereo oppure un tapis roulant dentro a un treno che si muove, e la terra si muove bèh in quel momento percepisci di essere completamente in un moto assolutamente relativo un tempo dentro un altro, un mondo dentro un altro poter essere davvero il jetlag rispetto a se stessi [… ] diciamo così non si arriva mai nemmeno al paese più vicino figurati se si arriva davvero in America figurati se la Terra è rotonda figurati se… ma figurati se esiste davvero il jetlag…”
Con queste parole di Enrico Ghezzi (mitico autore di Blob) si apre il disco dei Jetlag, ovvero Livio Magnini (chitarrista dei Bluvertigo e produttore), Jacopo Rondinelli (musicista e designer) e Emilio Cozzi (voce di Kaoslord e Monksoda e giornalista).
Un progetto molto particolare quello dei Jetlag, che decidono di invitare uno stuolo di ospiti e di proporgli di inventare delle canzoni da cantare sulle basi composte da loro. Ed è così che Max Gazzè, Samuele Bersani, Giorgia, Mario Venuti, La Banda Osiris, Martina Topley-Bird (vocalist di Tricky), Amanda Lear, Andy (ex Bluvertigo) e George Anne Kalweit (voce dei Delta V) si trovano immersi nelle sonorità e nello stile Jetlag.
Sì, perché si tratta di un pop elettronico, pieno di synth ed effetti vari, molto spesso tendente alla dance. Tuttavia la caratteristica più importante del lavoro è che, nello stesso momento, i vari “ospiti” conservano una loro personalissima identità, ma sono come estratti dal loro contesto abituale e rivestiti con abiti nuovi che, grande merito dei Jetlag, gli stanno a pennello. C’è spazio per molte idee diverse in questo progetto: pezzi più “impegnati” come l’iniziale e già citata “Jetlag Effect”, oppure “Slow Burn” con Mario Venuti, o ancora “NuVolare” che vede la partecipazione di Alessandro Haber. Ci sono poi i pezzi più easy e divertenti come “È necessario” con Max Gazzè, “Industrial – Appuntamenti Maledetti” cantata e composta da Giorgia o ancora l’esilarante “Il Gangster dell’amore” con la Banda Osiris.
C’è spazio anche per pezzi più intensi come “Need a Call” impreziosita dalla splendida voce di Martina Topley-Bird, oppure “Martini Disease” dove una Amanda Lear particolarmente in forma declama una poesia di Baudelaire (“La Bellezza” tratta da “Les Fleurs Du Mal”) naturalmente su base rigorosamente electro. Inoltre ci sono tre pezzi dove i Jetlag si “esibiscono” da soli (“Don’ t Talk To Me”, primo singolo, “Happiness” e “In-Amore”) che lasciano intravedere un’idea di dance-pop intelligente (“Happines is far from here/its growth is opposite of my dreams”).
Insomma un progetto coraggioso questo dei Jetlag ma altrettanto ben riuscito… Con la speranza che si ripetano al più presto e che ispirino altri progetti altrettanto coraggiosi (ma anche altrettanto ben riusciti).
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