A persone come Blake Schwarzenbach dovrebbero fare un monumento. Grande uomo e (se mi passate il termine) grande cantastorie, mente dei fantastici Jawbreaker, dovrebbe essere preso come esempio di coerenza, intelligenza, rigore ed inflessibilità da tutti gli appassionati di musica, quella musica fatta col cuore e con la passione e non solamente per ingrossare il portafoglio.
Le giovani leve dell'emocore made in Mtv tutte bermuda e tagli di capelli alla moda dovrebbero arrossire e chinare il capo di fronte a quest'uomo che per 15 anni (o forse più) ha proseguito per la propria via incurante delle mode e ci ha regalato musica stupenda e sempre attuale, fonte di ispirazione (o di peggio, di copiatura...) per miriadi di band della scena emocore, e non solo. I Jawbreaker furono band sfortunata che non ha ricevuto il successo di pubblico che avrebbe meritato: troppo positivi e puliti per entrare nel grande calderone grunge, troppo poco commerciali per l'onda della esplosione neo punk di metà anni 90, hanno all'attivo una sfortunata esperienza major, con la Geffen che voleva farne i nuovi Green Day (!), con conseguente scioglimento. Successivamente Blake Schwarzenbach, voce, chitarra e tastiere, assieme all'ex drummer dei Texas Is The Reason Chris Daly e al bassista ex Handsome Jeremy Chatelain (successivamente si è aggiunto il chitarrista Brian Maryansky) ha fondato i Jets To Brazil. Che sono, per essere chiari, una band superba.
I toni si sono fatti più soffusi e riflessivi rispetto alla esperienza Jawbreaker, e l'energia positiva della precendente band viene incanalata in un suono più elaborato e pensato, molto suggestivo. Ove prima si arrivava con l'impatto, ora si arriva con la tecnica e la finezza; ciò che è rimasto intatto è la passione. L'apice della loro discografia è a mio avviso rappresentato da "Perfecting Loneliness", album del 2002 uscito per la Jade Tree.
"Perfecting Loneliness" ha tutto: grandi testi (molto autobiografici, malinconici ma nello stesso tempo intrisi di speranza e ottimismo), grandi pezzi ottimamente arrangiati (fantastico l'uso degli archi sintetici!), ottima produzione, e soprattutto la voce Schwarzenbach, inconfondibile e inimitabile, che ha raggiunto livelli di assoluta eccellenza ed espressività. Ogni pezzo del disco trasuda grandissima passione e genuinità, e presenta una tale quantità di idee e spunti con i quali un qualsiasi altro gruppo del genere avrebbe costruito almeno 3 o 4 pezzi. Ma non i Jets To Brazil. La chiave dell'album è rappresentata da ciò che accade al minuto 4 e 10 di "Lucky Charm": ballad rockeggiante carica di speranza, poi un fantastico stacco sognante fatto di soli archi sintetici, entrata di vibrafono e pianoforte ed il pezzo diventa qualcos'altro, facendosi più riflessivo ed intimista. Semplicemente magnifico. Tutto il disco è su questi livelli, in particolare bellissime l'iniziale "The Frequency", "You're The One That I Want", "Perfecting Loneliness" (inizialmente tirata e rockeggiante, poi raggiunge livelli di pathos notevoli: da manuale), "Autumn Walker" e la ballata finale per piano, chitarra e voce effettata "Rocket Boy".
Purtroppo "Perfecting Loneliness" rimarrà l'ultimo disco per i Jets To Brazil: finito il tour successivo al disco nel 2003 si sono sciolti; pare che ora Blake Schwarzenbach scriva per una rivista di videogiochi. Avrebbero meritato maggior fortuna e maggior successo, magari non un successo di massa (che per una band così è forse un'utopia), ma mi piacerebbe almeno che fossero maggiormente conosciuti e ricordati perchè se lo meriterebbero proprio, sarebbe per me una soddisfazione enorme.
A questo punto ci sta una piccola provocazione riguardante il successo, comunque priva di intenti polemici: senza offesa, perchè loro no e, che so, i (pur rispettabilissimi e bravi) Foo Fighters si? In ogni caso per i Jets To Brazil sarebbe doverosa una reunion. Io ci spero.
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