L'architetto Robert Maitland è un uomo come molti: un figlio, una moglie, e una relazione con un'altra donna. È il protagonista di questa delirante storia, ai limiti della follia. In un tranquillo pomeriggio di primavera, l'esplosione di un pneumatico anteriore, proietterà lui e la sua automobile fuori dall'autostrada in una scarpata erbosa. Catapultato in un luogo strano e surreale: una vasta isola spartitraffico, un ambiente degradato dominato da un assoluto abbandono.
Un'avventura bizzarra, a tratti sconcertante, imperniata sulla disperata e indomita volontà di sopravvivenza e di dominio di un uomo sull'ambiente che lo circonda. Ferito e febbricitante, esplorerà la zona circostante: uno sfasciacarrozze con carcasse e rottami di auto arrugginite, pneumatici abbandonati, sacchi di cemento induriti, balle di filo metallico, spazzatura ed erbacce. Così inizia "L'isola di cemento", che potrebbe essere interpretata come l'opera trait d'union con il precedente "Crash" e il successivo "Condominium". Tutta l'isola e ciò che vi è contenuto, lui compreso, si fondono in una strana regressione materiale e psichica apparentemente senza conclusione.
"Quasi sospinto dall'erba, Maitland salì sul tetto di un rifugio antiaereo abbandonato, dove riprese fiato studiando l'isola con maggiore attenzione. Confrontandola con il sistema di autostrade, rilevò che era molto più vecchia dei terreni circostanti, come se quella zona triangolare di incolto fosse sopravvissuta per un esercizio unico di scaltrezza e perseveranza, e avrebbe continuato a sopravvivere, sconosciuta e negletta, per molto tempo ancora dopo che le autostrade si fossero ridotte in polvere" [L'isola di cemento].
Maitland sempre più si rende conto che tutto sommato in quell'ambigua solitudine, in quell'ambiente disastrato, con quell'atmosfera tra incubo e veglia, egli non si trova in una condizione poi così ostile. Sembra sia in fuga dalla società, da sentimenti e pretese di famiglia e amici. Follia emergente?
"Guardò disperato l'isola, con le sue deserte scarpate autostradali.Era ancora intrappolato nella macchina, per caso? Forse l'isola non era che una dilatazione della Jaguar, ed era stato il suo delirio a trasformare il parabrezza e i finestrini in quei terrapieni...Forse, mentre lui giaceva con il petto schiacciato contro il volante le spazzole del tergicristallo si erano guastate e andavano avanti e indietro all'infinito, reiterando sul vetro fumante qualche loro messaggio senza senso..." [L'isola di cemento].
La sua è una ricerca introspettiva di un passato da distruggere o da rivivere?
"...Gran parte dei momenti più felici della sua vita erano stati solitari...Per non parlare dell'infanzia, rimitizzata ormai da anni: l'immagine mentale di un ragazzetto che gioca da solo all'infinito in un lungo giardino suburbano circondato da un alto steccato gli dava una strana consolazione..." [L'isola di cemento].
Ma in questo luogo dimenticato vive qualcuno, forse più disperato di lui... Ballard crea un distorto ma affascinante effetto evocativo e visivo, descrivendo magistralmente il profondo disagio psicofisico del suo personaggio. Lo scritto, ridotto all'essenziale, senza vocaboli altisonanti, produce un romanzo potente, in grado di urtare il lettore con propositi costruttivi. Altresì emergono interessanti riflessioni sul disagio e l'alienazione dell'Uomo in una società fredda ed imperscrutabile. {ƒ}
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