Immagino sarà capitato a parecchi di provare interesse per un disco/libro/quelchevolete a causa di una copertina particolare o da un titolo intrigante: è chiaro che nel 91,76% dei casi l'oggetto della nostra curiosità si rivelerà un pacco clamoroso.

Conscio di questo irrefutabile dogma mi sono voluto procurare il recente testo sul teorema "Ipnocratico" pubblicato all'inizio dell'anno da questo giovane filosofo dal nome impronunciabile di stanza a Hong Kong.

Del libro avevo letto qualcosa mesi addietro e sentito una analisi all'interno di un programma radiofonico di una emittente nazionale piuttosto nota: Radio Maria.

Ammetto che dopo la prima ventina di pagine non è che avessi le idee troppo chiare: non avendo alcuna erudizione specifica della materia e non utilizzando alcun media sociale, non è che avessi troppe aspettative di segno opposto: si discetta di oscuri concetti/meccanismi a me totalmente alieni. E perciò potenzialmente interessanti.

Nell'incipit dal sapore vagamento para-psuedo-complottista viene attribuito un ruolo peculiare alla Intelligenza Artificiale nella diffusione e instaurazione della Ipnocrazia nelle (cosiddette) società moderne, con tutto ciò che ne deriverebbe per quelli che queste società le compongono. Noi.

Ma cosa intende, esattamente, per ipnocrazia?
L'autore sostiene che si tratta di "uno stato alterato di coscienza permanente, un sonno lucido, una trance funzionale" (cit.).
E fin quà tutto nella norma: in giro è pieno di gente che dorme in piedi seppur con gli occhi spalancati.

L'ipnocrazia rappresenterebbe la condizione fuorviata delle nostre (de)menti al cospetto di tutto quel maelstrom digitale da cui ormai, come individui, siamo inestricabilmente avvolti e coinvolti in maniera sempre più profonda a livello planetario.
Il processo ipnocratico si è talmente radicato da condizionare gran parte delle nostre azioni quotidiane, fino ad arrivare ad alterare i nostri bisogni più imperscrutabili, intimi e personali; ciò in cui crediamo o sarebbe meglio dire ciò in cui crediamo di credere.

La prima parte è comunque quella più comprensibile; più ci si addentra più ci si immerge in capitoli metafisico-digitali con concetti tendenti alla pura astrazione:
- architetture della suggestione;
- intimità algoritmiche;

e così via.

La tesi di fondo dovrebbe essere che l'Intelligenza Artificiale ti "annulla" come individuo senziente poichè tramite la subdola acquisizione dei tuoi mezzi/moduli espressivi acquisiti tramite l'utilizzo della nostra attività in rete, dapprima li ingloba e poi li sfrutta per svilupparsi a dismisura costruendo una realtà fittizia che rende l'individuo vittima inconsapevole della stessa macchina.
Ogni tentativo di divincolarsi da questo processo è tanto inutile quanto velleitario poichè viene fagocitato dal sistema in un loop infinito e inesorabile.
I vari servizi pret-a-porter di cui la rete abbonda e che tanti/troppi utilizzano in maniera completamente superficiale quanto immersiva, sono null'altro che la parte esteriore di un mondo indottrinato di ignari "utilizzatori finali", vittime di un progetto/disegno ampio e insidioso. Nelle poco più di cento paginette il nostro para-pseudo-intellettuale cerca di sondare e snocciolare sotto i nostri occhi l'aberrazione ipnocratica in corso, tentando infine di offrire una "soluzione" praticabile al dilemma che non sia quella oramai improponibile di disconnetterci da tutto-e-da-tutti e senza doverci trasferire in quell'isola "felice" rappresentato dalla ridente Pyongyang, ove l'internet di fatto non esiste. E tutti sono contenti.
Forse.

Globalmente credo ci siano spunti anche interessanti, per quanto io capisca poco.
Ma magari mi risultano interessanti proprio a causa del fatto che capisco poco.
Ma è il solito vecchio dilemma irrisolto dalla nascita dell'universo: è nato prima l'uovo o il Triceratopo?

Con lo scorrere della pagine si compie un funambolico balzo iperuranico collegando la recente ascesa del duo delle meraviglie Trump/Musk che del web (di tutti gli elementi che lo compongono) hanno sfruttato la subdola "forza" motrice-ipnocratica, fuorviando le sinapsi come mai nessuno prima d'oggi aveva mai fatto.
Detto tra noi: secondo me quelli hanno preso i "pieni poteri" grazie ad altri elaborati artifici retorici: i meravigliosi cappellini MAGA e la promessa della conquista di Marte da parte di Napo Orso Capo.

Il libro può offrire spunto per diverse riflessioni circa lo stato di ebbrezza virtuale nella quale tutti annaspiamo: è chiaro che l'IA come ogni manufatto materiale e immateriale ideato dall'uomo a partire dalla clava non è che sia dannosa in quanto tale, semmai potrebbe esserlo l'uso fuorviante e spregiudicato che se ne potrebbe fare: potrebbe produrre danni incalcolabili o apportare incredibili benefici al mondo intero.

Se considerassimo anche solo come probabile la teoria ipnocratica, preso atto di come (da sempre) gira il mondo e, soprattutto, i pochi che hanno materialmente tra le mani la gestione di questo tipo di tecnologia, a costo di risultare giusto un cicinin catastrofista, credo di poter dire che siamo (presumibilmente) spacciati.

Ma come per ogni libro giallo - d'altronde l'ha scritto un cinese - che si rispetti, ora viene il bello (o brutto a seconda del punto di vista): a tre mesi scarsi dalla pubblicazione si apprende non solo che il maggiordomo (Mr. Xun) non è l'assassino ma che costui non è mai esistito, dato che dietro questo pseudonimo si cela un "collettivo di intelligenze umane e artificiali": ovvero il libro esiste grazie all'ausilio determinante dell'intelligenza artificiale.
Un libro di argomentata e profonda analisi e critica scritto dall'oggetto stesso della disamina.

L'operazione è senz'altro interessante, anche se è chiaro che se già oggi in cui siamo ancora ai primordi della diffusione di questa tecnologia risulta arduo distinguere il frutto del lavoro meningeo di un uomo in carne e ossa da quello di un cervellone elettronicone ubicato in Azerbaigian possiamo ritenerci (effettivamente) ipnocratizzati fino al midollo.

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