“Something Special” è un disco perfetto per chi, come me, ha voluto avvicinarsi al Jazz in maniera consapevole e ponderata, con lo scopo di conoscerne pian piano tutte le varie sfumature.
Questo disco, a mio avviso, è la base, il mattone sopra al quale prendono vita tutti i lati più svariati del Jazz contemporaneo e non solo. Non comprendere questo disco sarebbe come avvicinarsi ad una gara di atletica senza aver fatto la preparazione necessaria per potervi competere seriamente.
In “Something Special” la chitarra di Jim Hall appare come un libro aperto che racconta storie complesse, con la semplicità e l’armonia di un bambino. La sua chitarra è sempre delicata, non corre mai e dipinge con i suoi suoni ovattati atmosfere inebrianti. I temi dei brani sono semplici e le canzoni scorrono via una dietro all’altra, come fossero tanti pensieri di un unico discorso più grande. Nulla è lasciato al caso. Le note della sua chitarra (Gibson??) appaiono quindi fluide, leggere, bilanciate, precise e vengono abilmente sostenute da un contrabbasso (Steve La Spina) in continuo movimento e da un piano (Larry Goldings) discreto e sussurrante.
In ogni brano potremmo quasi distinguere un tema generale che poi lascia spazio al dialogo dei vari strumenti che sussurrano appunto, si confrontano, parlano e, a volte, discutono animatamente, per poi ritrovarsi con estrema naturalezza nella stessa battuta finale, nello stesso tema che all’inizio aveva aperto le danze.
La prima volta che ascolterete questo disco vi sembrerà forse che ci sia dietro qualcosa di magico. In realtà, tuttavia, non esiste alcun trucco, non ci sono armonie troppo complesse e mancano anche quei soli vorticosi e taglienti che a volte lasciano basito l’ascoltatore, facendo apparire ciò che il disco, in realtà, non è in grado di dare.
Qui tutto è semplice e diretto.
Nello spazio di dieci brani vengono toccati svariati temi… c’è la riflessione spensierata di “Something Special”, la calma di “Somewhere”, la frizzante armonia di “Down from Antigua” e l’affossante malinconia di “Three”…
Non manca poi un accenno alla sperimentazione con la traccia numero quattro, ma Jim Hall è un chitarrista classico, pacato e lineare, “Steps” resta quindi una piacevole parentesi che ci fa semplicemente tornare alla memoria un altro chitarrista a suo modo geniale: Bill Frisell.
Unica nota negativa di questo formidabile insieme di emozioni, è data dall’impossibilità di recuperare il CD con facilità. In ogni caso ogni sforzo ed ogni grammo di energia speso in questa direzione, sarà poi abbondantemente ripagato al momento dell’ascolto.
Da avere.
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