Tra i molti gangster movie realizzati negli ultimi anni, sicuramente un posto di rilievo lo occupa "Ghost Dog" di Jim Jarmusch, sia per l'originalità, sia per l'eccellente regia, impreziosita da un'ottima colonna sonora e dalla gigantesca prova di recitazione di Forest Whitaker.

La storia ruota attorno al killer prezzolato Ghost Dog, un bestione di colore emarginato e solitario, preciso e silenzioso, che lavora solo per Louie, malvivente di un'organizzazione mafiosa composta da vecchi gangsters. A Louie viene dato l'ordine di far uccidere Ghost Dog, il quale cercherà di sopravvivere elminando i suoi nemici senza, però, far del male al suo unico datore di lavoro che gli salvò la vita in passato. Un film sull'onore ed il rispetto che ha come filo conduttore la visione di una modernità vuota e priva di valori (la figlia del boss, unico personaggio realmente "moderno" è praticamente uno zombie), contrapposta al giappone dei fieri samurai.

Jarmusch dissemina tutta l'opera di frasi prese dal codice di vita del samurai (un libro di perle di saggezza), spezzettando il film in piccoli capitoli e offrendo spunti di riflessione interessanti, che svelano la natura e l'etica del protagonista.

Ghost Dog agisce e vive come un fantasma, isolato dal mondo, quasi esterno al mondo (bellissime le sequenze in macchina in cui osserva la città di notte, un po' alla Taxi Driver), ma è più un orso in via d'estinzione (la scena dei due cacciatori è emblematica).

Un film interessante, intelligente e sicuramente molto originale, che non cerca di imitare Tarantino (cosa molto frequente nei film post Pulp Fiction di gangster), qui i dialoghi sono pochi, ma tutti riusciti e si respira un'aria di malinconia davvero unica.

In una parola: diverso.

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