Il film gode della presenza di un regista responsabile di film che avevo già avuto modo di apprezzare come “Brothers” e “In America”, e un trio di protagonisti come quello costituito da Daniel Craig e le brave Naomi Watts e Rachel Weisz: soliti attori sì, ma anche solito thriller hollywoodiano imbastito intorno al colpetto di scena dove il protagonista si ritroverà ad essere chi non è, ossia un assassino psicopatico sembrerebbe probabile.

Proprio una stupidaggine colossale, tra le più veementi delusioni che mi siano capitate sottomano ultimamente insieme a “The Double”.  Una buona regia da sola, ammesso che di questo si possa parlare, non basta a mettere insieme un film, come questo che né è dimostrazione lampante; o come il remake di “Uomini che odiano le donne” da parte di Fincher.

Già poco dopo le sequenze iniziali, in cui una famiglia con due bambine si ritira in una nuova casa situata in una cittadina isolata, che sembrerebbero quasi incanalare il film verso il filone horror-thriller di “Oscure presenze a Cold Creek” e affini, e il detto colpo di scena circa l’identità del padre di famiglia, il film si trascina come un’interrogazione dove non si ha studiato nulla senza la campalla che suona.

La trama prova anche un po’ a catturare lo spettatore sul chi o cosa si ha di fronte; chi sia l’assassino della moglie e le due bambine, ma poi ci si accorge che è un film alquanto inutile dal copione pretenzioso, che sembra un calderone di mistero e tra realtà e sogno, fantasmi e umani; il tutto in fin dei conti avviluppato nella mente del protagonista. Ingredienti anche allettanti ma probabilmente troppo troppo inflazionati, e con anche effetti speciali praticamente inesistenti e brividi altrettanto.

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