"Bad For Good" sarebbe dovuto essere il secondo album di Meat Loaf, l'erede designato di quel meraviglioso ed intramontabile discone che fu "Bat Out Of Hell", ma il destino ha voluto diversamente: dati i problemi vocali dell'istrionico ma sregolato ed instabile cantante Jim Steinman, geniale compositore e songwriter, artefice di quella fusione tra opera-rock ed AOR che rese grande "Bat Out Of Hell" decise di tenere per sé le canzoni, esponendosi in prima persona e pubblicando l'album a suo nome: come cantante il buon Jim è una spanna inferiore a Marvin Lee Aday, di cui non possiede il carisma ma se la cava egregiamente: ha una voce gradevole, limpida, ben intonata ed incisiva al punto giusto, e le sue composizioni la valorizzano nel migliore dei modi, rendendo "Bad For Good" un perfetto manifesto dello stile inconfondibile del musicista newyorkese.
Come è giusto che sia, la copertina è splendidamente pacchiana ed il contenuto musicale è in tutto e per tutto degno continuatore della tradizione steinmaniana: rock bombastico, iperprodotto, arrangiato sontuosamente abbinato ad un'attitudine squisitamente pop, spensierata, disimpegnata e "take it easy", fin quasi caricaturale; perché questo è il rock secondo il credo di Jim Steinman: divertimento, colore, simpatica spacconeria ma anche qualità, cura dei dettagli e, in ultima analisi, grande musica. Le grandiose, "wagneriane" cavalcate che hanno fatto la fortuna di Meat Loaf e Bonnie Tyler sono ampiamente presenti in questo album, a partire da "Bad For Good" che l'archetipo del perfetto anthem steinmaniano: epico ed altisonante nonostante una struttura relativamente semplice, caratterizzata da un bel riff iniziale e da una melodia carica e coinvolgente, ma non è tutto: c'è anche la più elaborata "Stark Raving Love", i cui cori e la linea di piano iniziale verranno ripresi per "Holding Out For A Hero" di Bonnie Tyler, il midtempo "Rock And Roll Dreams Come Through", arricchito da un gradevole ed inaspettato assolo di sax, una movimentata e travolgente "Out Of The Frying Pan (And Into The Fire)", epica e ricca di cambi di tempo, perfetta erede di "Paradise From The Dashboard Light" ed infine "Dance In My Pants", affidata alla voce squillante di Karla DeVito, perfetta per un musical.
Il piatto è indubbiamente ricco ed assai invogliante ed appetitoso, eppure "Bat Out Of Hell" rimane una vetta irraggiungibile: "Bad For Good" infatti non presenta nella sua tracklist delle power-ballads all'altezza del mitico album del 1977 a parte la sognante e quasi fatata "Lost Boys And Golden Girls", che mette in risalto l'abilità di pianista di Steinman nonché le sue ottime doti vocali. "Surf's Up" risulta fin troppo mielosa e convenzionale, e fa rimpiangere il timbro graffiante di Meat Loaf che avrebbe potuto dare qualcosa in più al pezzo e la conclusiva "Left In The Dark" anche se si fa apprezzare per la sua raffinatezza non riesce a convincere appieno: la fusione tra la componente rock e quella orchestrale non riesce appieno e la canzone finisce per girare un po' a vuoto per i suoi otto minuti di durata, senza centrare il bersaglio come l'analoga "For Crying Out Loud".
Nonostante queste pecche, e dopotutto "Bat Out Of Hell" è un album che riesce una volta sola nella vita, anche per uno come Jim Steinman, "Bad For Good" merita, e non è un caso se molte delle canzoni presenti su questo album verranno poi effettivamente riprese da Mr. Polpettone, senza tuttavia mai raggiungere il livello e lo slancio delle composizioni originali; forse è giusto così, forse è stato un bene che "Bad For Good" rimanesse associato al nome di Jim Steinman: dopotutto "Love And Death And An American Guitar" è il suo statuto costituzionale, l'essenza stessa del suo messaggio.
Carico i commenti... con calma