Con una carriera brevissima ma fulminante per le sorti del rock, Jimi Hendrix va collocato tra le figure ispiratrici della scena psichedelica di quegli anni. I suoi connotati erano tanti: le rivoluzionare innovazioni che apportava man mano alla musica, i virtuosismi chitarristici tuttora inavvicinati, gli spettacoli pirotecnici, le irresistibili pulsioni erotico-lisergiche emanate sul palco nei live, la sua voce blues calda, nera e profonda.
Sin dall'adolescenza sente sue musiche come il blues e il rock&roll, che lo portano in gavetta in giro per l'America al seguito di musicisti più o meno famosi, finchè nel 1966 non incontra l'ex Animals Chas Chandler che lo porta a Londra, dove quel chitarrista nero riesce subito ad attirare l'attenzione. Si forma una sua band, una classica chitarra-basso (Noel Redding) - batteria (Mitch Mitchell), che prende un nome storico e leggendario: "Experience". Pubblicheranno una serie di 45 giri fondamentali per l'apprendimento e l'approccio al rock psichedelico.
In questo primo disco del 1967 Hendrix accomuna tutte le tendenze dei '60, rock-blues-pop-soul, aggiungendo abbondanti pennellate di colore psichedelico stemperato dalla sua rivoluzionaria arte chitarristica, in parte ispirata ai maestri inglesi (Jeff Beck, Pete Townshend), ma spinta oltre i limiti da una tecnica poco ortodossa che abusa di feed-back e distorsore e riesce a produrre un'impatto sonoro impensante e sconvolgente per l'epoca. Con questo esordio, tra i più formidabili del rock, ci si avvicina per la prima volta a una scena psichedelica nella sua accezione più carnale, sanguigna e incandescente.
Musica immediata, rivoluzionaria, fatta di pulsanti venature acide e lancinanti sfuriate chitarristiche, di una pura frenesia psichedelica che si sprigiona da "Purple Haze", "Foxy Lady", "Manic Depression", arricchita dal blues stravolto di "Red House" o "Hey Joe", dalle fantascientifiche sperimentazioni in "Third stone from the sun", soltanto attenuata dai toni più estatici di "The wind cries Mary".
Questo disco fu solo il primo atto di una carriera in rapida evoluzione ma già giunta al traguardo, con alcuni pezzi tra i più importanti di Hendrix e un posizionamento al secondo posto delle classifiche inglesi, dietro al Sgt. Pepper dei Beatles.
Conclusioni? Forse qualcuno troverà da ridire sul mancato approccio di Hendrix alle composizioni lisergiche più dilungate, ad un mantra meno diretto, ecco, sulla linea di altri gruppi "acidi" dell'epoca (i Grateful Dead, i Jefferson Airplane di After Bathing at Baxter's, i Pink Floyd e i Velvet Underground d'oltre oceano), ma state certi di una cosa: se questo Genio avesse vissuto un po' di più, sicuramente ci avrebbe regalato moltissime emozioni ancora, e, considerando la sua adattabilità a più generi, sarebbe divenuto il più grande di sicuro, non solo come chitarrista. Purtroppo il suo vivere "veloce" l'ha tolto troppo presto da un mondo che sentiva suo, ma dal quale provava a fuggire.
Corre voce che prima della sua morte avesse deciso di unirsi agli ELP, non oso neanche pensare a quanti capolavori avrebbero potuto regalarci insieme. Provate solo ad immaginare di che entità è stata la perdita di Jimi per la storia della musica, oppure mettete su "Hey Joe" e viaggiate insieme al vostro adorato Jimi.
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