Prodotto da Eddy Kramer e John Jansen e remixato agli Electric Lady Studios (lo studio di registrazione personale di Hendrix), In The West pubblicato nel 1972 è una raccolta che contiene alcune delle migliori interpretazioni live della Experience '69 - '70.
Album privo dei famosi hit da classifica ma incentrato più sull'aspetto musicale, sull'improvvisazione e sul Blues.
"Johnny B. Goode" (Chuck Berry) violentata e devastata dal trattamento hendrixiano, la selvaggia "Lover Man" e la spettacolare "Blue Suede Shoes" (Carl Perkins) ci fanno subito intuire che è nella dimensione live dove la Experience riesce appieno ad esprimere tutta la sua selvaggia potenza. La chitarra di Jimi sparata a volumi inverosimili, in preda a crisi di feedback, diventa un feroce animale da domare, controllare, addomesticare...
Se Lucifero in persona mi chiedesse quale suono vorrei per la mia chitarra, non ho alcun dubbio: firmerei per questo.
L'esplosiva "Voodoo Chile", scura ed indiavolata, dove Hendrix rivendica le sue origini afroamericane, dimostra come Jimi fosse avanti 20 anni luce rispetto al revival blues in voga alla fine degli anni '60. La band ormai è rodata, con Mitch Mitchell alla batteria e Noel Redding - Billy Cox al basso.
In trio non si può bluffare: se non sai suonare sei fottuto...
"The Queen (British National Anthem)" e un tributo ai Beatles psichedelici ("Sergeant Pepper's"), per arrivare alla magistrale versione di "Little Wing" (raramente eseguita dal vivo) che ci accompagna dolcemente al capolavoro del disco.
Dedicato a Linda Keith (gran pezzo di gnocca e girlfriend di Keith Richards), registrato alla San Diego Sports Arena, non ci resta altro che sprofondare nel divano preferito, allacciare le cinture, volume a 10 e far partire la stellare "Red House": ben 13:06 per un viaggio senza ritorno nel cosmic blues.
"In The West" si pone ai vertici della discografia postuma di Hendrix ed è consigliato a tutti gli amanti del rock'n'roll selvaggio.
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