James Patrick Page: Chitarrista e compositore inglese. Nato il 9/11/1944 a Heston, Middlesex, Inghilterra. Ex leader del gruppo rock storico Led Zeppelin. Considerato come uno dei più grandi chitarristi rock mai esistiti, in grado di dare un suono unico e intramontabile ad una delle più grandi rock-band del pianeta. In poche parole un ineguagliabile genio assoluto della musica.
Si avete ragione. Non devo di certo spiegarvi io chi è Jimmy Page. Però questa piccola scheda personale lo scritta con un po’ di rammarico. Già, perché ormai dovrei usare un verbo passato. Soprattutto dopo aver ascoltato i lavori solisti (in primis questo) del “anziano” Page. Lavori privi di inventiva e lontani anni luce da quel suono tridimensionale che i Led erano riusciti ad inventare.
Dopo la loro fine, Page era stato più volte messo in discussione, specialmente per le aspettative che i lavori dei primi anni ’80 (i Firm su tutti) non riuscirono a soddisfare, per ragioni abbastanza palesi. “Outrider” (1988) è stata un ulteriore dimostrazione del momento di smarrimento che Jimmy stava vivendo, dove idee confuse e poco concrete navigavano a vele spiegate.
Il disco infatti risulta abbastanza goffo, cercando disperatamente di riallacciarsi alle sonorità blues e hard-rock, che tanto avevano fatto grande i Led Zeppelin. E proprio quelle indimenticabili sonorità miste tra il blues-rock dei Cream e il rock psichedelico dei Pink Floyd, che il virtuoso e pirotecnico chitarrista aveva ideato e concretizzato, mancano all’appello. Come se Page in quegli anni avesse perso l’ago della bussola, senza riuscire a ritrovare la strada che lo riconducesse a quelle magie, che prima del 25 Settembre 1980, gli riuscivano in maniera geniale. Nonostante le numerose partecipazioni tra cui quelle di Robert Plant e del figlio del compianto “Bonzo”, Jason Bonham, dietro le pelli, “Outrider” è un album poco brillante.
Sono pochi i brani che possono piacere, o almeno interessare, in questo disco. “Wasting my time”, “Wanna make love”, la strumentale “Liquid mercury” e “Blues Anthem” possono senza dubbio dilettare, ma è troppo poco. Le restanti cinque canzoni risultano canzoni scontate, aggettivo che dispiace mettere accanto al nome di Jimmy Page, personaggio che, malgrado i passi falsi fatti durante la carriera solista, continuerà a sostare nei ricordi di chi, i Led Zeppelin ha amato e continuerà ad amare.
"Ci saranno i Led Zeppelin finché ci saranno Jimmy Page, John Bonham, John Paul Jones e Robert Plant"
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