Jimmy Smith - "House Party"

Quando ho scoperto questo disco non avevo mai sentito niente di simile. E in effetti poi ho letto che prima di lui l'organo veniva usato soltanto in maniera sporadica nel jazz e soprattutto con funzione di accompagnamento. Con Jimmy Smith invece diventa il protagonista della scena. Quindi se amate il genere e non vi viene in mente un'assolo di organo ascoltatevi i suoi dischi! Soprattutto quelli della Blue Note (ma anche gli altri) che si sentono benissimo e che coprono tutto il periodo 1955-1965, che è quello in cui, secondo me, ha realizzato i lavori più innovativi.

Rhytm & Blues e Bebop sono i linguaggi di cui i dischi di Smith sono imbevuti. Le formazioni vanno dal trio, al quintetto, all'orchestra. Ma la cosa sorprendente è che in molti dischi (tra cui questo) è come se suonasse due strumenti contemporaneamente: il basso utilizzando la pedaliera e l'organo Hammond utilizzando la tastiera.

E come suona entrambi! Le figure realizzate con i pedali si muovono libere e consapevoli, saltellando di qua e di la ma senza perdere la strada. Gli accordi e gli assoli si sovrappongono e si intrecciano a queste linee, con una naturalezza che ti fa dimenticare che il bassista non c'è.

Per capire meglio questo discorso è il caso di sentire 'House Party', realizzato nel 1957 in un solo giorno e in cui Smith è affiancato da musicisti eccezionali. Art Blakey alla batteria, Kenny Burrel alla chitarra e Lee Morgan alla tromba, tanto per citarne tre.

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