L'ultimo, speriamo, dramma della trilogia di Moccia, sintetizza in modo ancora più chiaro, rispetto ai precenti libri-film, il mondo morale e le concezioni esistenziali del poeta-regista in questione. Se nelle precedenti fatiche, lo sguardo dell'autore aveva analizzato, in maniera morbosa, oltre che stereotipata, il mondo adolescenziale, ora apre uno squarcio anche sul mondo degli adulti(?).

Lo fa attraverso Alex, pubblicitario 37enne, appena lasciato dalla storica fidanzata, che un giorno, per caso si scontra con il motorino della 17enne Niki, alta, bella, strafottente, dotata di quella maleducazione che lo scaltro autore-regista mette in luce come una dote degna di lode e che, come se non aspettasse altro, si infila con disinvoltura nel suv di Alex. E di quì Moccia mette in vita una specie di ridicolo scontro-incontro generazionale, da cui il "vecchio" Alex esce pienamente e ovviamente  sconfitto, perché sottomesso dalla sfrontatezza, dall'arroganza  e dal presunto fascino di una liceale.

Certo, la trama così definita, potrebbe portare ad una giustificazione improntata sull'irripetibile fascino della giovinezza, tema caro a tanta letteratura. Ma non è così, perché ciò che obiettivamente emerge dal film, è un mondo giovanile degradato, squallido, privo di idee, valori e persino sentimenti. Moccia, considerato il portavoce dei giovani, descrive una realtà spesso inesistente e del tutto inventata, e in ogni caso improponibile: giovani bulletti di quartiere che si divertono facendo scommesse clandestine e poi, ragazze volgari e sboccate, abbigliate alla peggio, che si vantano delle loro esperienze sessuali, presentati come modelli di virtù e di figaggine, e allo stesso tempo come esempi di trasgressione, una trasgressione insana, che quì, sfocia spesso nell'illegalità e nel cattivo gusto. Al contrario di quel che si dice, in un mondo così non ci può essere spazio per veri sentimenti, ma solamente per gli istinti. Anche il mondo degli adulti non è diverso: un avvocato che tradisce ripetutamente la moglie, una moglie che tradisce il marito, la ragazza "vecchia" di Alex che lo tradisce con un suo collega e rivale, per poi ritornare da lui quando l'altro viene trasferito. Il tutto inframezzato da frasi dei Baci Perugina, pronunciate da una molesta voce fuori campo.

Per quel che mi riguarda, non è possibile asserire che le opere del Moccia siano lo specchio della nuova generazione, per fortuna. Ma purtroppo è possibile il contrario. Cioè che la nuova generazione cerchi di rispecchiarsi nell'atroce mondo giovanile del sommo poeta, definito cantore dei sentimenti e delle emozioni. Ma l'aspetto più inquietante di tutta la questione è soprattutto lo sguardo dell'autore, che nel film si traduce nell'occhio del regista che indugia sulla gonna corta o sullo scollo delle diciassettenni, sui loro sguardi maliziosi, che spesso non sottendono niente di chè, ma che probabilmente hanno dato, al poeta 40enne in questione, l'idea per questo allucinante film in cui il suo esclusivo e personale immaginario di scrittore demenziale per teen ager, si incontra ed entra in quello delle 17enni fighe e provocanti.

Dato che ritengo che Moccia sia abbastanza consapevole di non aver scritto stà roba per entrare nella storia della Letteratura, mi chiedo: esperienza personale o speranza? ...te piacerebbe a' Moccia...! Scusa ma... non sei Raul Bova!

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