Pennellate di verde acqua, azzurro mare e bianco come la sabbia. Non è che li abbia mai particolarmente amati i colori pastello e le loro sfumature di grigio e bianco ma Joan Wasser, in arte Joan As Police Woman, lo dipinge e lo canta così bene questo suo esordio da farti venire voglia di immergerci le mani e di colorartici il viso, le braccia e il corpo delle sue tonalità più luminose. Prova a farti 'sporcare' con il suo 'Real Life' giocando a trasformare ogni melodia in una bolla di sapone. Lucida, scintillante e languida. Si immerge in esso con autentica sincerità e ti trovi a non poter far a meno si scioglierti anche tu in questo 'bagno' di emozioni.
Quella di Joan è una storia fatta di piccoli passi. Innamorata della musica sin da giovanissima compie studi classici specializzandosi in pianoforte e violino. Continuando parallelamente a coltivare le sue passioni adolescenziali per il punk, il rock e il soul si troverà a militare in varie indie-rock band durante tutti i primi anni 90 seguendo da vicino l'uomo che all'epoca era il suo fidanzato: mister Jeff Buckley. Il lutto per la morte dell'artista americano segnerà profondamente il suo evolversi come donna. Di lui ancora profumano tante sfumature di questo 'Real Life'. C'è anche lui qui dentro. Nella sua voce. Nei suoi pensieri. Il primissimo album in studio della sedicente poliziotta giunge solo nel 2006 dopo innumerevoli collaborazioni con i più svariati artisti del panorama internazionale: Antony Hegarty (Antony and the Johnsons), Rufus Wainwright, Scissor Sister, Dave Gahan, Sheryl Crow, Nick Cave. E quando arriva lascia il segno.
Autentico, onesto, delicato. Quasi sussurrato nel suo soul più intimo e profondo si snoda in 10 languide canzoni morbide e toccanti.
Si inizia con la title-track 'Real Life' tutta Joan e pianoforte, quasi una preghiera per l'intimità con la quale è cantata, per proseguire con la meravigliosa 'Eternal Flame' che ammalia cuore e testa con la sua raggiante lucentezza. A seguire 'I Defy' nella quale Joan duetta con l'androgino Antony Hegarty in un pezzo dalle melodie dolci e seducenti e 'Flushed Chest' incredibilmente orecchiabile e accattivante. Gli arrangiamenti si presentano essenziali e mai banali pur tendendo ad un pop sì ma di quelli sofisticatamente emozionali. Violino, fiati, archi e pianoforte a farla da padroni per una voce che non ha bisogno di gridarle le sue sensazioni perchè le sa cantare sottovoce, sottopelle come nelle bellissime 'Save Me' e 'Anyone'. 'Real Life' e la sua poliziotta sembrano provenire dal nulla o come dice lei stessa "Dal vento che agita gli alberi nella foresta". Forze naturali e placide.
Intimistico ed elegante è un disco fiducioso sull'amore e sulla perdita e che parla con una sincerità ancora arrabbiata. E' un disco sul crescere e sul diventare adulti, sull'essere reali e riscoprirsi concreti di fronte alle delusioni e alle difficoltà della vita. E' un album nel quale possiamo ritrovare molto a livello compositivo e contributivo dei suoi 'maestri'; Antony e Joseph Arthur, dei suoi idoli femminili; Nina Simone e Joni Mitchell ma anche dei suoi più cari affetti; Eliott Smith cui è dedicata 'We Don't Own It' sognante song che chiude l'album, senza mai scadere nel ripetitivo e nel banale. Una voce a parte merita l'intrigante 'Christobel' unico pezzo dai ritmi più scanditi e sostenuti dove marcatamente riusciamo a distinguere meglio chitarra e batteria che si divertono a lanciare richiami lontani verso trascorsi musicali decisamente più rock.
Bella, imbronciata e seducente con una voce e un timbro tutti particolari. Ci metterà un niente a catturarvi con il suo semplice modo di essere. Prestategli il cuore potrebbe accellerare i battiti per un amore mai del tutto sopito.
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