Gli anni dal 1975 al 1979 sono stati assai intensi e significativi per Joan Baez: il quel periodo sboccia definitivamente il suo talento come cantautrice, dà alle stampe album come il celebrato "Diamonds And Rust", ma anche i meno ricordati ma altrettanto validi "Gulf Winds" e "Blowin' Away", a mio parere i due album più maturi e personali della sua vasta discografia. Prima di questa purtroppo breve fase artistica viene questo album; Joan Baez ritorna, da artista matura, con quindici anni di carriera e di gloria alle spalle, alla sua primigenia veste di interprete di brani tradizionali, ma stavolta lo fa rendendo omaggio alle sue radici ispaniche con un album intenso e sentito, idealmente dedicato al popolo cileno, oppresso dalla dittatura fascista di Augusto Pinochet, insediatosi nel 1973 in seguito ad un colpo di stato, con l'infame appoggio dalla grande democrazia a stelle e strisce; "Gracias A La Vida" nasce quindi dall'indignazione di Joan Baez nel vedere popoli e nazioni a lei affini utilizzati come feudi coloniali ma soprattutto vuole dare un messaggio di speranza e di conforto, vuole far conoscere meglio la cultura, lo spirito e la tradizione musicale dei popoli latino-americani, e ci riesce nel migliore dei modi.

La canzone che dà il titolo all'album è quantomai emblematica; "Gracias A La Vida" è il testamento spirituale di Violeta Parra, cantante cilena suicidatasi nel 1967, un anno dopo averla composta. Con la sua voce intensa e straordinariamente empatica, in questo album ancora più nel solito, Joan Baez rende omaggio a questo struggente inno alla vita facendone un vero e proprio instant classic, una delle canzoni simbolo nel suo repertorio. Meno conosciuta ma altrettanto simbolica è "Te Recuerdo Amanda", una ballata che racconta la storia d'amore di un'operaia, originariamente composta da Victor Jara, eclettico artista e attivista politico cileno torturato ed ucciso in seguito al golpe del 1973. Canzoni come "Llego Con Tres Heridas", "La Llorona" ed "El Preso Numero Nueve" fotografano bene l'essenza più dolente eppure orgogliosa dei popoli latini, a cui Joan Baez dà voce con straordinaria efficacia, producendosi in interpretazioni sentite, decise e vibranti, con il suo vibrato che diventa una lama tagliente, ma "Gracias A La Vida" non è solo dolore, questo è un album eclettico ed universale, le sensazioni che esprime sono varie e molteplici: standards della tradizione folk latino-americana come "Guantanamera" e "Cucurrucuccù Paloma" aggiungono colore e brillantezza, la breve filastrocca "De Colores" evoca scenari popolareschi, di vita agreste semplice e spensierata, "El Rossinyol", accompagnata dal dolcissimo suono di un flauto, esprime un dolente romanticismo che sfiora le corde del cuore, anche grazie al particolare suono della lingua catalana. In "Gracias A La Vida" trovano spazio anche due inediti firmati Joan Baez, "Las Madres Cansadas" è un tributo alla figura materna intesa in una concezione universale, mentre la più famosa "Dida", che vede la partecipazione di Joni Mitchell ai cori è un piccola perla di raffinatezza, soffusa ed estatica.

Il meglio di "Gracias A La Vida", insieme alla titletrack, lo si trova nelle due canzoni conclusive, quelle che forse rappresentano meglio l'essenza più intima e vera di questo lavoro: "No Nos Moveran" è una poesia, una preghiera dal respiro corale, che esplode sul finale diventando un inno di liberazione popolare, e infine la trionfale "Esquinazo Del Guerrillero", che vuole essere un auspicio prima ancora che la perfetta e toccante chiusura dell'album, e dà voce alle emozioni di un combattente che riabbraccia la sua amata dopo aver vinto una battaglia, concretizzando così il messaggio di speranza che Joan Baez ha voluto esprimere con questo album, un prodotto alto e nobile, tra i capisaldi della produzione della folksinger, arrangiato e suonato in maniera impeccabile, e soprattutto ancora attualissimo per le tematiche trattate, che fanno riferimento all'America Latina ma potrebbero benissimo adattarsi a molte altre parti del mondo, "Gracias A La Vida" parla di gente comune, di vita e di speranza per un futuro migliore, e questo ne fa un album di musica orgogliosamente popolare, di grande valore simbolico prima ancora che artistico.

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