Cavalcare l'onda. Com'è giusto che sia.
Joan Thiele prima di Sanremo la conoscevano in pochi, parliamoci chiaro, io in primis ne avevo sentito il nome per la vittoria del David di Donatello nel 2023 come canzone più originale, ma avendo visto che era stata realizzata con Elodie ho un po' snobbato, poco interesse, anche perché era la colonna sonora di un film. Poi mi pare di aver ascoltato "Atti", ma non ha lasciato il segno, altrimenti lo ricorderei nettamente.
Però annunciata a Sanremo ha suscitato in me della curiosità e la canzone è stata a mani bassissime la migliore in gara, al netto del 20° posto (Assieme a Lucio Corsi, le uniche due che potessero chiamarsi canzoni).
Logicamente dopo il festival ha pubblicato "Joanita", terzo album della sua discografia (secondo, contando che "Atti" è una raccolta).
Sono rimasto piacevolmente colpito:
Al primo ascolto ho provato curiosità, qualcosa "mi attizzava". Al secondo mi sono convinto, mi piaceva. Gli ascolti successivi sono stati fatti per soddisfare la gola, per goderne senza troppa paranoica e noiosa analisi, per ascoltare della bella musica.
Ha uno stile decisamente riconoscibile, si identifica in un'anima abbastanza Western, la stessa canzone di Sanremo, "Eco", sposava la chitarra Morriconiana; questo stile rimane, è la sua cifra ed a volte emerge, a volte rimane in sottofondo a fare da vibrazione sottesa a tutto il resto, ma sai che è lì.
Sostanzialmente è un viaggio in un mondo di colonne sonore, con influssi Rap ed Urban (che personalmente apprezzo leggermente meno), ma soprattutto R'n'b con infinite riletture ed ibridazioni, soprattutto in chiave etera vintage.
Non amo fare paragoni, od andare a ricercare le similitudini con altri artisti, però mi sento di spararne una grossa che va presa con le pinze: in molti brani, come ad esempio "Acqua Blu", riprende le atmosfere di Amy. Ovviamente nel brano sopra citato aiutano molto le percussioni, però se dovessi immaginare Amy, nel 2025, in Italia (e quindi con tutte le influenze che la musica italiana porta con se), la immaginerei esattamente così.
(Appunto su "Acqua Blu": fantastico il modo in cui il cantato riprende l'effetto di aria rarefatta e pesante di una calda estate, restituisce appieno l'atmosfera che racconta, eccezionale).
Anche "Eco", unisce in sé diverse influenze, come detto sopra, chitarra iniziale molto Morriconiana, il resto è un insieme di cose pacificamente riconoscibili come tradizionali, che fanno parte della nostra cultura musicale italiana, ma riviste in chiave moderna, aggiornate a ciò che oggi è musica, pur rimanendo musica strumentale di qualità. "Eco" poi fa la furba perché mette dentro una chitarra molto sporca, anche se eccessivamente breve, che automaticamente mi rapisce.
Un altro brano che mi ha colpito è "Joanita", che in realtà è un "Interlude" di 57 secondi tutto in levare, percussioni che seguono un ritmo e voce che segue una cadenza diversa, disarmante ma affascinante.
Non vorrei andare brano per brano, però l'atmosfera generale dell'album è piena ed estremamente coinvolgente. È come foulard in cachemire che al freddo ed al gelo di un gennaio nebbioso di Milano ti avvolge fin sopra il naso e ti tiene al caldo contro il vento siberiano. Questa metafora per dire che parlerò di altri tre brani (in breve) che mi hanno particolarmente colpito, perché sono delle piccole stufette immaginarie dentro al foulard.
La prima è "Veleno", unisce Jazz e Rap in un'atmosfera alla Lana Del Ray (sempre immersa nel contesto italiano ecc. ecc.).
È un esempio delle melodie eteree e vintage che dicevo precedentemente, nonostante alterni la leggerezza dell'aria alla concretezza dei grattacieli nelle parti più Rap (notare la chitarra in sottofondo).
La seconda è invece "XX L.A.". Premessa, non al primo ascolto... nella prima parte qualcosa ancora non mi convince, però il ritornello mi ricorda qualcosa di estivo, di profondamente italiano e malinconico, non so, immaginate un'estate dei primi duemila, il viaggio di ritorno dalle vacanze a guardare i tornanti di montagna della Liguria mentre si riprende il paesaggio con una vecchia videocamera in 240p, tutto mosso per i movimenti del'auto. Tutto ciò che è malinconico mi piace.
Infine... signore e signori... una carezza fantasticamente cantautorale, ma che riprende la magia dolcissima della musica brasiliana... "L'invisibile", come faccio a raccontarvela, è il punto più stretto del Foulard, quello dove si raggiunge il tepore dell'abbraccio della propria mamma, le coccole della serenità. Chitarra e voce non si batte mai, senza troppi orpelli...
(Altre canzoni sono interessanti, "Dea", per esempio, o "Volto di donna", ancora una volta stile Lana. Ma a questo punto sta a voi scoprirle, io ho dato le coordinate).
Brava Joan, se questa è la strada, può sbocciare un nuovo amore.
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