E' davvero un miracolo che alcune di queste magnifiche incisioni siano arrivate a noi. Rui Castro racconta che João interrompeva ogni attacco sentendo errori dei musicisti che sfuggivano agli altri ed obbligando l'orchestra diretta da Jobim a riprendere sempre dal principio, come se tutti in quello studio fossero sordi tranne lui. Dopo diverse prove, gli orchestrali stremati giunsero ad accusarlo di essere pazzo e lui infuriato replicò che erano loro a farlo impazzire mostrando un particolare livore nei confronti di un trombettista argentino di nome Catita. Una volta tutti uscirono sbattendo la porta e quando poi si convinsero a rientrare fu lui ad inpuntarsi dicendo che non voleva più incidere. Anche lo stesso Jobim, all'epoca già considerato una stella della nuova musica brasiliana, dovette sopportare il caratteraccio di questo cantante e chitarrista alla sua prima esperienza come solista. La tensione in quello studio era insostenibile e paradossalmente le canzoni parlavano di "abbracci e bacini e coccole senza fine".
A questo ragazzo si poteva però perdonare tutto perchè era un genio. L'aver inventato, o meglio trovato, la "batida" che tutti i chitarristi brasiliani avrebbero poi cercato di imitare è stato forse il suo merito maggiore, ma questo ha oscurato e continua ancora oggi a far passare in sordina la portata della sua innovazione nel modo di utilizzare la voce. Nemmeno Frank Sinatra all'epoca cantava come lui e, a mio parere, ancora oggi nessuno è così moderno. Una persona sommamente ingenua potrebbe ritenere che cantare come lui sarebbe facile come dipingere un quadro di Picasso e in parte avrebbe ragione. Come il Picasso meno celebre mostrò sino al 1901 di avere una strepitosa tecnica nel disegno realista che non ritroveremo più in maniera visibile quando abolirà prospettive e profondità, così João nel 1951, quando era solista del gruppo vocale Garotos da Lua, cantava con una voce perfettamente impostata, profonda e ricca di vibrati, che non ascolteremo più quando deciderà di diventare "desafinado" (stonato). Curiosamente tutte queste innovazioni dell'artista baiano, capace di trascorrere nella casa di un suo amico giorni interi in pigiama suonando e fumando marijuana, pare nacquero nel bagno dove, grazie al rimbombo delle pareti, imparò a controllare il suono della chitarra e a disciplinare la propria voce intuendo che le frasi musicali potevano essere modulate in controtempo con la "batida".
"The Legendary" è una raccolta di capolavori. Più che descrivervi le canzoni, preferirei farvi una semplice raccomandazione: quando vi appresterete all'ascolto, spero che avrete sbrigato tutti i vostri impegni ed avrete spento i cellulari, perchè nulla dovrà turbare la vostra concentrazione. Anche nei brani lenti come "Coisa mais linda" o "Insensatez" prestando la massima attenzione, avrete così l'impressione di ascoltare il ritmo imponente di un samba, e nel finale di "Voce e eu" (almeno per me assolutamente impossibile da riprodurre) vi sembrerà impossibile credere che João non abbia fatto una meticolosa sovraincisione quando invece tutte le tracce furono incise in presa diretta.
CONGEDO
Domani mattina parto emigrante, questa per un po' di tempo è la mia ultima recensione (peraltro scritta frettolosamente) su Deb e difficilmente potrò avere il piacere di leggere i vostri commenti. Nomino perciò il mio amico JakeChambers moderatore dell'eventuale discussione. Rivolgetevi a lui se avete problemi nel reperire questo disco (perchè lui sa addirittura come farvi trovare le introvabili registrazioni di João con i Garotos da Lua) e sentitevi liberi di insultarlo al posto mio.
Un bacio a tutti. Vostro muitosaudosismo
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