Altro artista che, quando lo sento, non finisce mai di sorprendermi.
Letteralmente, un genio. E' riuscito a passare indenne da epoche, generi e mode senza mai sputtanarsi (salvo rari episodi), proponendo sempre cose dignitosissime e mostrando di saper "dominare" la materia musicale. Praticamente non c'è "genere" musicale sul quale non abbia messo mano: ha iniziato dal rock post punk, poi ha dato bella mostra di sé negli anni del reggae bianco, e poi latino, swing orchestrale, pop, rock, ambient... di tutto insomma.
Pianista sopraffino, cantante viscerale, ha vissuto il suo periodo d'oro nella decade degli '80, sull'onda anche della riscoperta di certe sonorità jazzy. Il lounge deve sicuramente qualcosa anche a lui.

A chi non lo avesse mai ascoltato, consiglio sicuramente questo disco dal vivo, raccolta pregevolissima e, come sempre nel caso di Jackson, mai scontata. Si tratta infatti della collection cronologica dei brani di un'intera carriera, catturati durante le migliori esibizioni dal vivo, con band diverse: praticamente il miglior modo per apprezzare la versatilità geniale di questo dinoccolato inglese.
Facciata A (per dirla alla vecchia maniera): il quartetto post punk, con brani come "I'm The Man" o "Beat Crazy". Pacca mostruosa, rock senza orpelli, diretto, gridato, ma anche capolavori nascosti come "One to One", suonata col solo piano elettrico.
Facciata B: la band del periodo newyorkese. Citazioni latine ("Cancer")("Look Sharp"), e un suono che riflette quel periodo di grazia che riuscì a produrre quel capolavoro di "Night & Day".
Facciata C: l'evoluzione del quartetto precedente, con l'aggiunta di chitarre e fiati. Il mood si fa più jazzy oriented, "Real Men" e "Slow Song" si stagliano lancinanti e liriche. Lo spilungone inglese comanda come sempre i suoi musicisti, e riesce a tirar fuori quanto di meglio anche se fosse circondato da un quartetto d'archi o da un gruppo metal. La sua genialità sta in questo: riesce sempre a reinventarsi in maniera diversa, pur mantenendo la sua impronta musicale. La riprova è la presenza di un brano feticcio ("Is She Really Going Out With Him") riproposta in ben 3 versioni diverse!
Facciata D: il terzetto minimal. Circondato da soliti ottimi musicisti, Jackson ci propone in questo lato la versione guitar-oriented di alcuni suoi brani. E, ovviamente, sceglie le songs più ostiche, snaturandole e reinventandole come solo lui sa fare. "You Can't Get What You Want...", originariamente pensata con arrangiamento di fiati in puro stile funky/R&B, viene riproposta con una chitarra grintosissima, piena di armoniche. "Breakin Us In Two" piano e chitarra acustica rimane sempre un gran tuffo al cuore.

Joe Jackson è sempre stato celebre per la sua scontrosità caratteriale: dal vivo non esitava, spesso, a zittire il pubblico per permettere una perfetta esecuzione dei propri brani (!). Peccatucci veniali, di cui poco ci può importare: l'importante è cercare di apprezzare l'opera musicale di questo dinoccolato pianista, troppo geniale per essere un fratello minore di Elton John, troppo poco simpatico per essere riconosciuto come padre spirituale di quei piccoli crooner seduti al pianoforte, che tanto vanno di moda attualmente...

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