Joe - is - back!
In realtà Joe non ha mai deluso in questi suoi 25 anni di attività, ma francamente, da grande fan quale io sono, non posso sorvolare sul suo ultimo album, che aveva lasciato un pò di amaro in bocca a causa di alcune canzoni che per quanto potessero essere orecchiabili risultarono piuttosto banali nelle strutture e nelle melodie (ad eccezione di alcune tracce come la title-track o "Diddle-y-a-Doo-Dat" che invece contribuirono a rendere più variegato e complesso il disco).
Ci si aspettava quindi un nuovo album che riutilizzasse gli stessi principi del precedente, tenendo conto anche dei suoi impegni col suo progetto parallelo, i Chickenfoot, e dei numerosi live ad esso legati, ma mi è bastato un solo ascolto di questo nuovo full lenght per smentire tutti i pronostici.
"Black Swans and Wormhole Wizards" è infatti un album decisamente ispirato, carico sino al punto giusto ed estremamente variegato ed omogeneo.
Un lavoro veramente ben realizzato sin nei minimi particolari, dai titoli azzeccati delle tracce (ad eccezione di God is Crying, dalla quale ci si aspettava una ballad emozionante, ma che si è rivelata essere una sorta di rock-funk) alla copertina, che seppur apparentemente banale riassume bene le sonorità espresse dall'album con la sua alternanza di colori neutri al colore caldo della chitarra, proprio come l'alternanza di generi omogeneamente distribuiti all'interno dell'album, che vanno dal rock diretto ed incisivo di "Premonition", tipico di Joe, sino alle sonorità orientali e soprattuto indiane di "The Golden Room" o al simil-jazz di "Littleworth Lane", dedicata alla madre, scomparsa pochi mesi fa.
Come la maggior parte dei suoi album quindi ci si ritrova ad ascoltare non solo un semplice disco bensì una vera e propria opera percorrendo idealmente un viaggio mentale tracciato dalle sue infallibili melodie e dai suoi assoli al fulmicotone, ma mai eccessivi.
Inoltre la novità fondamentale di questo disco è la massiccia presenza di tastiere, non più impiegate unicamente in ambito ritmico ma ora anche in quello solista; infatti è possibile notare l'alternanza di assoli tra chitarra e tastiere, suonate dallo stesso Joe insieme all'esperto Mike Keneally (ex-Steve Vai e Frank Zappa), in numerose tracce, come ad esempio la pseudo title-track "Wormhole Wizards", dalle sonorità in un certo senso fantascientifiche, come d'altronde Joe ci ha abituati sin dal suo debutto con "Not of This Earth", oppure nella stupenda "Wind in the Trees", la più lunga e, a mio avviso, la migliore dell'album, grazie alla sua base pacata, ricca di armonici naturali sovrastata dal suono distorto della sua Ibanez, arricchita da numerosi effetti, come riverbero e soprattutto molto wah wah (anche in questo caso è quindi possibile notare una certa alchimia tra il titolo e la melodia).
Un album dunque notevolmente ispirato che non fa altro che riconfermare il grandissimo talento di Satriani, sia nel comporre melodie geniali ed efficaci, sia nell'eseguire assoli decisamente complicati.
Keep on rockin' Joe!
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