Insegnante di chitarra residente a San Francisco, nel 1985 Joe Satriani decide di avviare la propria sorte solistica con un omonimo E.P., passato inosservato e oggi divenuto autentico oggetto di mistero. L'allora capellone di origine Italiana (parenti nel Veneto e in Puglia) non si da per vinto, riprovando a conquistare il mercato della chitarra con l'album "Not of This Earth". Anche questa volta, in termini di puro successo, l'obbiettivo è mancato.

Quello che stupisce di "Not of This Earth" è invece la freschezza d'ascolto, lo stile fluido della sua melodia e la sperimentazione fra gli stili. La title-track ci introduce nel multiforme paesaggio di Joe, colorato da "canti" melodici di matrice sperimentale, base Hard possente e solo di chitarra alienoide, come il titolo del brano suggerisce. Si va avanti sui binari del Disco/Funk "The Snake", con chitarre ritmiche minimali rincorse dalla solista e dall'insistenza del groove ritmico della batteria, programmato con l'ausilio della drum-machine. Lo stile del disco fin qui appare un pò robotico e "casalingo", ma "Rubina", forse il miglior pezzo fra tutti, è un'intensa e calda ballata (dedicata alla moglie di Joe) che si disperde fra meditazione simil-New Age e rigenerante esplosione solista a metà brano, con emozioni costanti fino al termine dei suoi 6 minuti. Si giunge poi a "Memories" e qui le emozioni si moltiplicano. Un brano che fa centro nell'ascoltatore, colpisce con una semplice melodia e poi sa come scatenarsi al punto giusto. Le sue trame sono oscure nel ritornello, mentre le strofe si dilungano fra tempi Funk e chitarre d'accompagnamento quasi reggae. Un'acuta chitarra distorta conduce il finale sfumando velocemente, per lasciare spazio alla rilassante "Brother John". Il brano è di sola chitarra ed è un ottimo esempio della sapienza melodica di Satriani, come dimostrato poi dai suoi dischi successivi. "The Enigmatic" è una traccia malata e sperimentale: musicalmente poco inquadrabile, il brano è una specie estranea di Hard-Metal basato su una continua dissonanza, resa evidente dagli assoli fulminanti con la tecnica del Legato, tipica del chitarrista. Anche gli ultimi brani del disco sono molto buoni, mantengono misura e resa sonora senza mai eccedere. Spiccano sopratutto la corsa folle "Driving at Night" e la magica melodia sognante di "New day", dove Satriani raggiunge un notevole picco d'ispirazione.

In conclusione, rimane il suo disco più ricco e sottovalutato.

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