Nella primavera di questo 2022 giunge sugli scaffali dei negozi di dischi "The Elephant Of Mars", l'ultimo album del chitarrista americano Joe Satriani. La copertina abbastanza lontana dai suoi canoni incuriosisce e messo il cd nel lettore ci si trova davanti ad un'opera dall'andamento irregolare, in quanto è senz'altro vero che il grande Joe sciorina un buon materiale, suonato con perizia, ma non si può non notare una certa discontinuità in quanto ad appeal dei brani.

La traccia di apertura "Sahara" non è male ma forse non è l'avvio più incisivo che Satch abbia mai posto nei suoi dischi, buono il lento "Faceless" che crea un'atmosfera romantica e dimostra che si possono scrivere buoni pezzi anche senza correre come matti su e giù per il manico della chiatarra-, "Blue Foot Groovy" ci porta in dono una composizione puttosto fresca e godibile, estiva e leggera così come "Tension And Release" che ha davvero un bel groove, con un Joe che stranamente si muove su un terreno minimalista.

"E 104th St NYC 1973" recupera atmosfere quasi notturne ed un tema quasi santaneggiante in alcuni frangenti, accompagnato da una base ritmica molto gradevole, uno dei miei pezzi preferiti; "Dance Of The Spores" adotta un ritmo più vivace ed uno stile quasi jazzato (nei limiti), risultando un brano tra i più interessanti del cd, con una chitarra che gioca tra velocità ed effetti a disegnare un duello tra un valzer (sic!) ed un rock quasi fusion.

"Night Scene" si fa quasi robotica e sembra una versione light di materiale uscito dal lontano e peculiare "Engines Of Creation"; su una base elettronica troviamo la chitarra di Joe che pennella un tema fresco e gradevole, senza lasciarsi sfuggire la tentazione di una fusion molto cool.

Il disco si chiude con "Desolation", altro lento dal feeling intenso e dallo stile dilatato. I brani che non ho citato mi hanno colpito meno, non che non possiedano qualche buona idea, ma non li trovo particolarmente incisivi.

Tirando le somme questo album di Joe Satriani si distingue dal resto della discografia del nostro, essenzialmente per via dello spazio dato ai brani meno dinamici e forsennati, per una certa attenzione alle atmosfere o a qualche soluzione inedita. Alla luce di ciò forse alcuni fans di vecchia data potrebbero perdersi un po', per tutti gli altri certamente il disco merita uno e più ascolti, ma trovo che non sia tra i più efficaci del chitarrista americano. Classe, gusto e tecnica non mancano di certo, ma è un album dal profilo più tranquillo, con i pro e i contro che già abbiamo sottolineato.

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