Adesso basta, mi avete rotto il cazzo, ridatemi il pallone e la partita è finita!
Nessuno mi toglie dalla testa che è finita così anche la storia dei Clash, quando Joe Strummer ad un certo punto si è messo in testa che il pallone è suo.
Topper, drogato di merda, hai rotto il cazzo, sei fuori!
Mick, sperimenta ‘sta ceppa, hai rotto il cazzo, sei fuori!
Ma quanto gli voglio bene, a Joe, nonostante tutte le cazzate fatte o forse per questo ancora di più, perché il santificeto che aspira al paradiso, come Bob Geldof e Bono Vox, non mi è mai interessato granché.
Poi si cresce e cambia – il guaio è rimanere sempre lo stesso, a 20 anni come a 50, io ma anche Joe – però qualcosa dentro resiste, incrollabile.
Allora eccolo Joe insieme ai Mescaleros sul palco la sera del 15 novembre 2002, c’è da sostenere i pompieri di Londra in sciopero per l’elemosina che sua maestà spaccia per paga, ci sta anche Mick da qualche parte tra il pubblico o nel retro – è cambiato pure lui – ma sui manifesti mica era annunciato, sai mai che qualcuno fraintendesse e si presentasse per la riunione dei Clash invece che sostenere la causa dei pompieri, la cosa mi sembra molto nel migliore spirito clashiano e bravi tutti.
Quello spirito, inevitabile, aleggia su tutti e tutto.
Mezza scaletta è dei Clash, “Rudie Can’t Fail” – Oh c’è pure Mick da qualche parte, sapete che sabato è diventato papà? Questa è per la piccola Stella, perché a qualcuna tocca in sorte un lascito testamentario, a qualcun’altra la dedica di un pezzo vecchio come il cucco – “White Man In Hammersmith Palais” e “Bankrobber” – funziona così, qualcuno è ricco e qualcuno è povero, e il sinistrorso che alla camera dei lord rivendica la sua battaglia per l’equità sociale è lo stesso che avrebbe mandato il picchetto ad accogliere con tutti gli onori Adolf Hitler all’aeroporto – “White Riot” e “London’s Burning” – perché hai 50 anni e sei cambiato e della confusione londinese di 20 anni fa rimane un rock’n’roll stradaiolo mai così consapevole che ti sei fottuto colle tue stesse mani – e poi “Police And Thieves” e “Police On My Back” e “I Fought The Law” – sono dei Clash, lo sono sempre state e lo saraanno per sempre, chi ti dice il contrario, ti mente e sa di mentire.
Mezza scaletta è di Joe, da qualche anno gira coi Mescaleros del vecchio sodale Tymon Dogg, la sua ennesima giovinezza: “Shaktar Donetsk” e “Tony Adams” e “Get Down Moses” – il reggae e il dub che non muoiono mai, come il blues e il rock’n’roll e ogni altra musica genuinamente popolare – “Bhindee Bhagee” e “Johnny Appleseed” – anima folk in corpo rock – “Mega Bottle Ride” e Cool’N’Out e “Coma Girl” – rock’n’roll e basta.
Davanti ad ognuno dei 16 brani ci sta a meraviglia un combat.
Allora eccomi a comprare questo bellissimo “Live At Acton Town Hall”, a ritrovarmi di fronte un Joe in forma smagliante, a sperare che qualche criticone anche solo per sbaglio inciampi negli album coi Mescaleros, e inevitabilmente a chiedermi che senso ha che nemmeno 40 giorni dopo quel concerto Joe sta dentro una cassa sotto 2 metri di terra.
L’unico è che, nonostante tutte le cazzate fatte o forse per quelle ancora di più, pure il buon dio a Joe gli voleva un gran bene e, in attesa del lieto evento, cercava qualcuno con cui parlare seriamente e capire come funzionava questo mondo, insomma la storia che c’è chi è ricco e c’è chi è povero e il resto è solo fuffa.
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