Il regista Joe Wright torna sugli schermi a seguito della sua ottima trasposizione di "Orgoglio e pregiudizio" e quella blanda di "Atonement", su di un soggetto inedito e promuovendo la giovane Saoirse Ronan (presente anche in Atonement) al ruolo di protagonista, per realizzare un film che definirei come un'ottima e molto variegata amalgama, i cui richiami principali sono riconducibili innanzitutto a Luc Besson, "Kiss of the dragon" incluso, e che ha il pregio di spaziare con le locations in lungo ed in largo per il globo. Si parte le con una nivea quanto gelida Finlandia, dove Hanna dà la caccia ad una renna con arco e frecce; trascinandola poi in una cascina sperduta che abita in compagnia del padre, e che rimanda ad un'atmosfera fiabesca; dove il suo unico contatto col mondo esterno e la civiltà sono i libri e gli insegnamenti severi di quest'ultimo.
Ma il richiamo delle voci del mondo si rivela presto troppo forte perché l'esilio perduri; così come quello del passato misterioso che si cela dietro le innate qualità marziali ed intellettuali della giovane. Ed è così che i due si separano con la promessa di incontrarsi nuovamente a Berlino, dopo aver attivato un localizzatore - la cui consequenzialità logica rispetto alla trama, va detto, non verrà mai chiarita, a gravare in modo abbastanza grave su un film che rimane comunque più che buono, per quanto inclassificabile. Infatti se le premesse iniziali parrebbero quelle di un dramma, con le sequenze successive assume più che mai le sembianze del film d'azione, in cui Hanna viene richiusa in una base della CIA dalla strega cattiva di turno (Cate Blanchett, nominalmente), fortunatamente in evidente difetto nel proposito d'imbrigliare la giovane, che infatti riuscirà ad evadere in modo funambolico nonché surreale, con giochi d'inquadrature e di realtà temporale ad evidenziarne le qualità supernaturali; abbinati questi a repentini cambi di set, dimodoché emergendo da un condotto perpendicolare a dei tunnel del vento della base militare questa sbucherà nel bel mezzo del deserto in Marocco, tra oasi e splendidi edifici di fango (e perché no?). Ed è qui che il film assume invece carattere di commedia nella narrazione dell'amicizia stretta fra lei e una famiglia di turisti strambi tra cui un'altra ragazza; con tanto di riflessione anche abbastanza satirica sulla cultura della celebrità come percepità dalle generazione più giovani. L'amicizia tra le due non tarderà ovviamente a rivelarsi irrealizzabile, restituendo Hanna al suo suo cammino per far luce sul suo passato e verso il luogo di ritrovo concordato con il padre (Eric Bana).
Difficile sarebbe entrare più nello specifico nella trama essendo questa scarna e reticente in se stessa, nonché banale in quello che effettivamente emergerà circa il misterioso passato, seppur ottimamente fiancheggiata dal cast, incluso un Tom Hollander ispirato forse a Gary Oldman, casual e spietato, assoldato assieme ai suo seguito di sgherri skinheads per rintracciare i fuggiaschi. E degna di nota la colonna sonora per mano dei Chemical Brothers che infarciscono di ottima suspance techno le scene d'azione, e di malinconia quelle drammatiche. Anche le sequenze di arti marziali paiono curate e realistiche, nonostante nella maggior parte dei casi eseguite da una bambina - del resto il mondo orientale aveva già abituato a questo ed altro, non ultimo in tal senso il film "Chocolate".
Tutto sommato quindi pecche e pregi si bilanciano in positivo, soprattutto grazie all'ottima regia che mantiene viva la fiaccola della fiaba, nonostante molto debilitata sul finire, attraverso i passaggi più tristi o violenti, e alla protagonista brava nel recitare in lingue diverse e districarsi tra stati emotivi derivanti dalla scoperta del mondo tramite uno sguardo distante e immedesimato allo stesso tempo. Giudizio: 3.5/5
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