Il testamento spirituale di Joe Zawinul è un addio in grande stile, che come pochi altri dischi testimonia l'importanza ed il grande contributo che questo straordinario pianista, tastierista e compositore ha dato alla musica degli ultimi quarant'anni.
Musicista dal carattere spigoloso, accompagnatore delle più sanguigne formazioni di Cannonball Adderly negli anni cinquanta e sessanta, collaboratore di Miles Davis durante la sua "svolta elettrica" a cavallo tra i sessanta e i settanta, Zawinul, al pari di tanti altri musicisti che condivisero quell'irripetibile momento, rimarrà folgorato da quella esperienza e si incamminerà sulla strada che lo porterà a formare i Weather Report.
Il gruppo più famoso ed acclamato del jazz-rock produsse tonnellate di musica seminale, e diversi capolavori, fino alla metà degli anni '80, poi l'estro compositivo ed il carisma di bandleader del grande austriaco cominciarono ad appannarsi... Da un lato la fusion music intraprese vie decisamente più commerciali, strizzando l'occhio a sonorità più "funk" (Steps Ahead), dall'altro proprio in quegli anni si assistette ad un fenomeno di riflusso, capitanato da musicisti come Terence Blanchard e i fratelli Marsalis, che propugnavano ad un ritorno al jazz delle origini, rigorosamente allineato alla via tracciata dai grandi maestri, acustico e sopratutto... Nero. il nostro deve avere parecchio sofferto quel periodo, oscillando tra inutili riproposizioni della sua band storica (Weather Update, Zawinul Syndacate) e vagheggiamenti tastieristici, solitari e un po' tronfi.
In questo magistrale doppio CD dal vivo del 2005, che presenta tra l'altro una altissima qualità del suono, Zawinul abbandona le velleità di esperienze vacue come quella dei Syndacate, e si concentra su una rilettura orchestrale delle sue più belle composizioni. in questo è coadiuvato dalla WDR Big Band di Colonia, una delle più attive e rinomate a livello europeo, diretta ed arrangiata da Vince Mendoza, che degli epigoni di Zawinul è forse il più originale ed efficace.
Per tutto il disco l'ombra dei Weather Report domina e sovrasta, e credo che sia giusto così. Si recupera anche qualche componente della band, visto che tra i credits figurano anche il percussionista Alex Acuna e il bassista Victor Bailey.
Il menu è quanto di più ricco ed appetitoso si possa immaginare: "In A Silent Way", "Night Passage", "Black Market", "A Remark You Made", più che sufficiente per far brillare una lacrimuccia agli occhi degli appassionati.
Sulla carta, non così è semplice trasporre il jazz-rock in una dimensione orchestrale, ma Vince Mendoza svolge egregiamente il suo compito, con arrangiamenti assai ricercati, spesso impressionistici, fornendo alle tastiere "parlanti" di Zawinul il giusto habitat per esprimersi al meglio. Mendoza ha costantemente presente l'altro suo grande maestro, Gil Evans, e questa influenza si fa sentire nel trattamento riservato ai fiati, aerei ed avvolgenti ("In A Silent Way").
Ma non è finita qui: dalla WDR Big Band spuntano fuori tre o quattro solisti di grande valore, che dialogano degnamente con il leader, in particolare Paul Heller che si sobbarca con una certa disinvoltura l'ingrato compito di sostituire Wayne Shorter.
La Big Band sfodera grinta e dinamismo a volontà, trasformando "Fast City" in una cavalcata a velocità proibitiva. Gli appassionati della dimensione più "etnica" dei Weather Report troveranno pane per i loro denti nella suggestiva versione di "Black Market" qui presente.
In definitiva un'opera ottima, che seduce e lascia pienamente soddisfatti alla fine dell'ascolto, forse con qualche cedimento nelle ultime battute del secondo CD, ma che ci fa senz'altro esclamare: "Addio, vecchio stronzo... Ci mancherai..."
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