Probabilmente con questa recensione mi attirerò più di una critica, ma non posso nascondere la verità: anche se da più parti è considerato uno dei punti più bassi della carriera dei Coen a me questo film piace! Trovo ogni fotogramma estremamente coeniano e coerente con la carriera dei registi (al contrario di Prima ti Sposo, poi ti Rovino che effettivamente è una macchia indelebile).
In origine la pellicola doveva essere diretta da Barry Sonnenfeld, direttore della fotografia dei primi 3 film del duo (con i Coen solo come sceneggiatori), ma furono poi assunti anche alla regia. E' il primo film inoltre a vedere i 2 fratelli collaboratori sia per regia che per produzione.
Più che un semplice remake de La Signora Omicidi del 1955 (regia di Alexander Mackendrick, con Alec Guinness e Peter Sellers) la pellicola è una rivisitazione (postmoderna) che sposta la vicenda dall'atmosfera british degli anni '50 a quella ben più calda del Mississippi di metà anni '90 e ne modifica in parte la trama.

La signora di colore Marva Munson (Irma P. Hall), vedova profondamente religiosa, affitta una camera della sua casa al professor Goldthwaite Hagginson Dorr (Tom Hanks), colto e affabile professore di lingue morte, amante della musica classica. Il professore chiede di poter usare la cantina per provare con la sua band musiche rinascimentali, ma in realtà i 4 elementi dell'ensamble sono pericolosi criminali; oltre al professore la banda comprende Gawain (Marlon Wayans), ribelle teppista di colore, un generale vietnamita silenzioso e tabagista, Garth Pancake (J.K. Simmons), esperto di esplosivi e dall'intestino irritabile e Lump, giocatore di football mezzo ritardato. Il piano è quello di effettuare una rapina nel vicino casinò, ma la vecchia signora sarà un osso duro per tutti.

Si chiude con questa black comedy il periodo più leggero della carriera del duo che aveva caratterizzato quasi totalmente la prima parte della scorsa decade. Più che al precedente film, il paragone più forte è sicuramente con Fratello, dove Sei? di cui condivide l'ambientazione e la scelta della colonna sonora, ancora una volta affidata a T-Bone Burnett: se nella precedente collaborazione la soundrack era infarcita di bluegrass e folk, in Ladykillers abbiamo un parallelo tra la musica nera del passato (il gospel) e quella attuale (l'hip hop).
Altro aspetto che accomuna i 2 film è sicuramente il tono scanzonato e divertito con il quale i registi girano il film: omicidi e furti non spaventono ma anzi divertono, i 5 criminali si ritrovano inviaschiati in una serie di situazioni grottesche (il thè con le amiche di chiesa della vecchia signora) e anche le stesse caratterizzazioni dei personaggi sono estremamente grottesche e caricaturali.

Il tema di fondo (sempre presente e profondo, ma più in ombra che in altre pellicole) è quello che sta più caro al duo, la decadenza della società moderna, e per la prima volta abbiamo anche una stilettata verso la religione quando affrontata in modo eccessivamente religioso e bigotto, con la signora Munson che vive secondo i dettami della Bibbia e non accetta nulla che non sia riportato nelle Sacre Scritture.
Il film ha una struttura ciclica, si apre e termina con la stessa scena, scelta che sta a rappresentare la ciclicità della vita e del destino; le azioni negative del film si auto-annullano (per merito del Fato o dell'intervento divino, dipende da cosa si crede), perchè l'avidità non porta a niente di positivo, e si ristabilisce l'equilibrio preesistente, con il carro funebre che accompagna i personaggi rappresentato da una chiatta colma di immondizia, altro geniale simbolo di decadenza e corruzione.

Sicuramente non è uno dei vertici della carriera del duo, ma neanche uno scempio come l'ho sentito descrivere. Commedia semplice e piacevole (l'ottima e calda fotografia e la colonna sonora soul sono estremamente rilassanti, anche perchè il film scorre lento come il corso del Mississippi), con una comicità a tratti sottile a tratti volgare, priva di punti morti. Da rivalutare.

VOTO = 7.5

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