Tra i tanti personaggi che affollano la filmografia Coeniana, uno su tutti si evidenzia tra gli altri per la sua lucida quanto amara conoscenza della vita e dei suoi meccanismi, e non è un gangster doppiogiochista, una poliziotta incinta ma dinamica o un vecchio sceriffo quasi alla pensione (anche se pure loro si avvicinano molto), ma un semplice barbiere californiano, Ed Crane.
"Eccoli lì, tutti occupati nelle loro vite. Era come se io conoscessi un segreto più grande della verità su Big Dave, qualcosa che nessuno di loro sapeva. Come se io fossi uscito all'aperto mentre loro si dibattevano nelle buie profondità"
Ed è un insieme di contraddizioni: per la gente è "solo" un barbiere (anzi anche peggio, un aiuto barbiere), di lui spesso non ci si ricorda neanche il nome, e la sua loquacità pari quasi a zero non lo aiuta ad emergere e lo rende un essere invisibile. Ma dentro di se Ed Crane è una persona molto riflessiva e ricettiva, si sente quasi in gabbia tra le pareti del negozio e della sua casa, in cui abita con la moglie Doris; lei lo tradisce con il direttore dell'emporio in cui lavora, Big Dave, ma Ed non sembra farci un dramma.
La grande occasione per cambiare la sua vita sembra comparirgli sotto le buffe sembianze di una "viola mammola" con parrucchino, Creighton Tolliver, che gli propone di creare una società di lavaggio a secco; per ottenere il capitale necessario pensa subito di ricattare Big Dave in modo anonimo. Da li tutto precipita: la viola mammola sembra dissolversi, Big Dave viene trovato morto, ucciso proprio da Ed, e dell'omicidio viene accusata Doris. Per cercare di salvarla si indebita fino al collo con la banca per avere il miglior avvocato, Freddy Riedenschneider. Lo "spettacolo" promesso da Riedenschneider non ci sarà perchè Doris deciderà di togliersi la vita prima dell'inizio del processo.
Con i sensi di colpa che lo assalgono per essere stato la causa di tutto, Ed cerca di compiere una buona azione diventando manager/mentore di una pianista adolescente, Birdy. L'audizione però non andrà bene e nel viaggio di ritorno farà un incidente stradale. Al risveglio si troverà arrestato per un omicidio non commesso, quello di Tolliver, e neanche Riedenschneider riuscirà a salvarlo da un amaro destino, che però Ed accetterà di buon grado, nello stesso modo in cui ha vissuto tutta la sua vita.
"La vita mi ha servito delle mani perdenti, o magari non le ho sapute giocare, chissà... Ora volevo parlare, ma non avevo nessuno accanto a me: ero un fantasma, non vedevo nessuno, e nessuno vedeva me. Ero il barbiere..."
I Coen tornano con questo lavoro al loro primo amore, il noir, e ad uno dei loro espedienti più usati, il ricatto. Ciò che differenza però L'Uomo che non C'Era dalle altre pellicole è la incrementata maturità con cui i temi vengono affrontati, a partire dalla spietata e cinica riflessione sulla condizione umana che ne risulta.
Alla base abbiamo sempre il pessimismo, nessuno può cambiare la sua condizione, fuggire dall'apatia della quotidianità, e se qualcuno, come Ed, tenta comunque, verrà inesorabilmente condotto alla rovina, apparendo quindi come un totale perdente. Oltre al pessimismo è il caos alla base di tutto, sia Ed che Doris pagheranno per azioni non commesse, senza quasi neanche sapere cosa li ha condotti in quella situazione, frutto solo di una serie di coincidenze impossibili da prevedere. L'unico principio che sembra descrivere perfettamente la società, gli esseri umani e le loro azioni è il principio di Heisenberg (citato sapientemente nel film), definizione matematica dell'incertezza totale. La grande tragedia si tramuta in una grande farsa nel processo finale, specchio di una giustizia altrettanto casuale nel trovare le sue vittime.
Tutti hanno trovato un posto, hanno adattato la propria personalità alle esigenze richieste dalla società mentre Ed rimane un personaggio complesso, profondo dentro ma che non riesce ad esprimersi fuori, tant'è che quando la sua persona prova ad emergere tutto va in frantumi, e lui lascia correre; solo quando ormai ha perso tutto sembra trovare un ruolo, un motivo per esserci.
"Poi arrivò il turno di Riedenschneider, disse che avevo perso il mio posto nel mondo, che ero troppo mediocre per possedere quella mentalità criminale che la accusa mi attribuiva, disse che ero come loro, un uomo dei nostri tempi. Disse di non guardare ai fatti, ma al significato dei fatti, poi disse che quei fatti non avevano significato. Fece un gran bel discorso, gli credetti perfino io"
Ed ci viene minuziosamente descritto attraverso i suoi lunghi monologhi, ma anche attraverso la straordinaria recitazione di Billy Bob Thornton, dolente e praticamente inespressivo per tutto il film, costantemente circondato da una nube di fumo di sigaretta. Ma anche gli altri attori non sfigurano di fronte alla sua prestazione dai fedeli Frances Mc Dormand (Doris) a Jon Polito (Tolliver, sua ultima apparizione in un film dei Coen), ai divi del piccolo schermo James Gandolfini (Big Dave) e Tony Shalhoub (Riedenschneider, che torna a 10 anni esatti da Barton Fink) e alla futura stella Scarlett Johansson (Birdy).
A elevare il tutto lo splendido bianco e nero, con una azzeccatissima scelta delle luci, la colonna sonora a base di composizioni di musica classica per pianoforte di profonda malinconia, degni sottofondi per i soliloqui di Ed Crane e lo stesso ritmo lento, che serve allo spettatore per pensare ed accentuare la partecipazione al film stesso. Non può certo mancare neanche il tipico humor nero nei vari riferimenti agli incontri alieni o nella figura del maestro francese di pianoforte.
Una storia "vera" perchè rispecchia a pieno il comportamento degli esseri umani e uno dei vertici artistici e poetici dei due fratelli.
"Non so dove mi porteranno dopo, non so cosa troverò oltre il cielo e la terra, ma non ho paura di partire. Forse le cose che qui non capisco li saranno più chiare, come quando la nebbia si dirada. Forse Doris sarà li e forse li le potrò dire tutte quelle cose che qui non hanno parole."
VOTO = 8.5
Carico i commenti... con calma