Questa storia comincia dal fondo: "Don't Worry About Me", titletrack di un album intenso e bello quanto malinconico e triste, l'unico album solista di Joey Ramone. Un pezzo lungo (quasi 4 minuti, tanti per gli standard del genere), intenso e bellissimo, il migliore di tutto il lavoro. Si chiudeva così una storia che era già finita, poco meno di un anno prima con la scomparsa del mitico cantante, ma che in realtà non è mai finita veramente e non finirà mai, oltre la retorica.    

Joey Ramone già sapeva della sua malattia, stava già male da tempo quando registrò questo suo atteso primo album solista, che purtroppo sarebbe stato, come detto, anche l'unico. Prima di questo ultimo brano c'è un album intero, breve e intenso. Un sound fresco e godibilissimo, un disco assolutamente all'altezza dei migliori lavori della band madre del grande Joey. Si potrebbe parlare dei brani, delle allegre e quasi scanzonate "Mr Punchy" e "Maria Bartiromo", del punk puro di "Spirit In My House", delle ottime ma meno ispirate "Venting (It's A Different World Today)" e "Like A Drug I Never Did Before", della stupenda ballata "Searching For Something", della bella cover di "1969" degli Stooges, ma tutto di fronte a quella titletrack passa in secondo piano. Ribadendo sempre il valore altissimo del tutto.    

Tutto o quasi, perchè la struggente "I Got Knocked Down (But I'll Get Up)" ti prende e ti lascia impietrito e steso di fronte alla sua immensa drammaticità. Ah, dimenticavo la storica cover di "What A Wonderful World" che in effetti apre il disco, che dire? Grazie a questo pezzo milioni di italiani hanno scoperto un personaggio unico e di conseguenza una band leggendaria. Sembra (è) paradossale, ma si sa com'è: uno spot può servire più di una discografia intera.    

Questo album Joey ce l'aveva in testa da tempo, già nei mesi precedenti all'annunciato scioglimento della sua celeberrima band pensava a un progetto solista che avrebbe rimandato poi per diversi anni, fino alla sua uscita purtroppo postuma. Ed è proprio questo status di album postumo a conferire una sensazione di desolatezza complessiva mista a malinconia e tristezza a questo disco che semplicemente è meraviglioso in tutti i sensi e in tutti gli aspetti. E a tratti anche soprendente forse, di sicuro si dimostra definitivamente chi è sempre stato la vera anima dei Ramones.     

Per finire questa storia, o recensione fate voi, torniamo da dove abbiamo iniziato: il brano che dà il titolo al disco: "Don't worry about me, oh oh oh/ I want you baby, but you always lie/ Always complaining or contempling suicide/ I want you, baby, but you even try/ Always complaining, said a bye, baby, bye, bye, bye". Nient'altro da aggiungere.   

Con questo bellissimo e struggente pezzo si chiude l'ultimo testamento del grande Joey Ramone: un personaggio, un artista, un musicista che ha lasciato una traccia non calcolabile e che al momento della sua scomparsa ci ha lasciati con un vuoto incolmabile e ancora oggi, a 9 anni di distanza, ne sentiamo terribilmente la mancanza.    

Quando questo album uscì la storia dell'uomo Jeffrey Hyman si era conclusa già da 10 mesi, e per lasciare un ricordo migliore dell'artista Joey Ramone non avrebbe potuto fare di meglio, oltre la retorica e le inevitabili sensazioni che il disco non può fare ameno di trasmettere.    

Grazie Joey

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