Personaggi:
- Barista
- Garzone
- Badante filippina con anziano al seguito
- Due adolescenti
- Una signora molto glamour con chihuahua
- Un omino dimesso
- Gino Castaldo, ineffabile critico musicale
La scena è quella di uno scalcinato bar di periferia. A renderlo tale concorrono i "cinque infallibili segni del degrado dei luoghi di ristorazione":
- Calendario della Guardia di Finanza appeso in prossimità della cassa. Spesso con autografo di un Sottotenente. Altrettanto spesso "di vascello".
- Macchine slot-machine, in numero MAI inferiore a tre e producenti un frastuono che ad alcuni anziani della zona ricorda il disastro minerario della Val di Stava. Tali apparecchi risultano essere perennemente occupati da ceffi che ispirano la stessa fiducia che infonderebbe l'apparizione di Gianni Boncompagni a un saggio di danza;
- Presenza, sui paramenti delle maestranze, di macchie rosso vivo, apparentemente di complessa riconducibilità ad una semplice operazione come preparare un panino al prosciutto o stappare un Crodino. Secondo alcune correnti gastro-antropologiche, esisterebbe una sorta di "setta dei baristi", che si riunisce in luoghi segreti dando vita ad agghiaccianti pratiche iniziatiche, come guardare "Blu notte" mangiando sanguinaccio;
- Possibilità di attribuzione della personalità giuridica alla maggior parte dei tramezzini presenti all'interno della teca; emblematico il caso delle tartine al patè di fegato, che in alcuni locali dell'Appennino si riuniscono in cooperativa e rilevano il locale;
- Gazzetta dello Sport resa illeggibile da macchie riconducibili alla totalità dei grassi presenti negli alimenti del locale (un criminologo di Parma, semplicemente esaminando un Gazzettino, riuscì a rinvenire tracce enzimatiche che avrebbero consentito di risolvere i principali casi di cronaca nera dell'ultimo trentennio della piana padana).
Se fosse per il televisore, trasmetterebbe "TG L'una".
Dagli altoparlanti appesi alle pareti, echi lontani della voce di Provenzali da "Tutto il Calcio Minuto per Minuto". Al di là del bancone brancolano due figure, lente e assonnate. Uno è il BARISTA, l'altro il GARZONE di bottega (nonostante sia intorno ai quarant'anni). Queste due parti si devono dare a due bravi guitti da cabaret.
Al di qua del bancone, un'umanità varia da sotto-bar: un omino dimesso, una signora con chihuahua in braccio intenta a sorseggiare una tisana, una badante filippina impegnata a raspare su un rotolo di "Gratta&Vinci" lungo come la scheda-carburante del Pullman di Veltroni – con l'anziano parcheggiato su una sedia ad emettere involontari rumori corporali - due adolescenti che consultano il notiziario dei cinema alla ricerca dell'ultimo film di Muccino.
- BARISTA
- (sfogliando la Gazzetta) …Il problema, semmai, è che tu ci metti sempre troppo formaggio…
- GARZONE
- (risentito) Io?!? Vuole scherzare… Ci metto quello che ci vuole. Non una fetta di più. Mi attengo strettamente alle indicazioni del nostro sindacato, in materia.
- BARISTA
- (poggiando una tazzina sul bancone) Pronto il caffè per l'ingegnere!
- GARZONE
- (sottovoce, al suo compagno) Scusi… come fa a sapere che è un ingegnere? È la prima volta, che viene nel nostro bar…
- BARISTA
- Facile! Chi altri può leggere sul giornale gli annunci delle massaggiatrici e, appuntandosi il nome e il numero di telefono, riempire il taccuino di "A.A.A.A.A."?…
Confermando la bontà dell'intuizione del barista, l'omino si dirige verso il bancone, dove, nel generale turbamento, cerca di attaccare bottone con gli avventori su alcune problematiche afferenti la disciplina della "Ingegneria dei Materiali".
D'improvviso, un boato scuote il torpore domenicale, mentre le luci si spengono e il bar piomba nell'oscurità. È il caos. La signora trendy smarrisce il chihuahua, che - per uno di quei casi in cui si sente che il Creato è governato secondo criteri di equilibrio - finisce nella macchina che fa la granita; i due adolescenti ne approfittano per pomiciare, lamentando comunque la carenza di popcorn. Gino Castaldo, serafico, accenna "Smoke in your eyes" nella versione dei Dik Dik.
- BADANTE
- (terribilmente spaventata) …Aaahh!!!
- BARISTA
- Dio mio! Che succede? Non vedo niente…
- BADANTE
- C'è uomo grasso sdraiato con parrucca su pavimento…
- GARZONE
- Santi numi, è vero!
- BACH
- (tentando di rialzarsi, senza riuscirci) Zu Hilfe, zu Hilfe… Sonst bin ich verloren!
- SIGNORA
- Parla un linguaggio che non sappiamo…
- BACH
- Come comandano dunque parliamo. So il greco e l'arabo, so il turco e il vandalo, lo svevo e il tartaro so ancor parlar…
- FILIPPINA
- Io conosco questo uomo grasso con parrucca! Ieri visto lui in televisione che litigava con Sgarbi! È Platinette!
- BACH
- Platinette?!? Io mi chiamo Bach! Johann Sebastian Bach!
Nel frattempo alcuni volenterosi tentano di sollevarlo da terra con sforzi inauditi
- GARZONE
- (emettendo gemiti per la fatica e sudato come un'otaria) Chiunque Lei sia, Le consiglio di dimagrire, signore…
- BACH
- Parla facile, Lei… ai miei tempi non c'erano mica barrette energetiche, elettrostimolatori e diete dissociate!
- BARISTA
- Guardi il lato positivo.. Ai suoi tempi probabilmente non c'era neanche l'inserto "D di Repubblica" o "Donna Moderna".
- OMINO
- Ma, insomma.. Si può sapere Lei chi è?
- BACH
- Gliel'ho detto… Sono Bach!
- SIGNORA
- Quello dei fiori?….
- BACH
- Quali fiori, scusi?
- SIGNORA
- Non so… Ad una riunione della Herbalife ho sentito una tizia che diceva che i suoi problemi di couperose son passati proprio coi fiori d'un certo Bach..
- BACH
- Non so di cosa stia parlando, meine Dame…
- RAGAZZO
- (come finalmente illuminato) aspetta, aspetta… io lo conosco, 'sto qui. È uno ke fa musica classica. Lo so perké il prof c'ha fatto fare una ricerca su wikipedia! Cazzo, fiko! Ora lo riprendo col telefonino… Così poi lo metto su youtube!
- RAGAZZA
- No! Il regolamento di youtube è rigidissimo! Bisognerebbe prima malmenarlo, per poter fare l'upload. Sennò non te l'accettano. E poi hai già un feedback altissimo, dopo l'invio della scorsa settimana… quello in cui prendi a randellate il nostro professore di educazione fisica mentre si fa una canna vestito da piccola fiammiferaia.
- BACH
- (disinteressandosi dell'adolescente) Finalmente ho capito!… Sono in una recensione di un sito internet!!!
- BARISTA
- (rivolto ai presenti) Poverino. Vaneggia…
- BACH
- No, Signore. È la condanna di noi musicisti. Una volta trapassati, siamo costretti a espiare le nostre colpe vagando per giornali, locandine, inserti, simposi, tavole rotonde… Insomma, ovunque abbia luogo una critica musicale. Questa è la pena che ci spetta.
- GARZONE
- Bè.. Non è una cosa poi così terribile
- BACH
- (sogghignando) Eh sì… Provi a dirlo al povero Monteverdi. L'altro giorno l'ho incontrato in una recensione sui Matia Bazar…
- CASTALDO
- (sottovoce, al barista) Sicuramente l'ha scritta Il_Paolo…
- BARISTA
- Ma insomma, cosa vorrebbe venirci a dire?… Che in realtà noi non esistiamo? In tal caso avrei pagato uno sproposito, per rilevare questo bar…
- BACH
- Precisamente.
- BARISTA
- Dunque io non esisterei se non nella testa di uno di quei cialtroni che passano la giornata al computer?
- BACH
- Qualcosa del genere, sì!
- BARISTA
- E non potevo finire su un sito porno, almeno?…
- GARZONE
- (convincendosi) Può darsi. Io ho un cugino che è il protagonista di un romanzo di quello scrittore… com'è che si chiama?… Ah, si! Moccia!
- BARISTA
- Non ne sarei così fiero, fossi in te…
- GARZONE
- Eh… però scopa un casino.
- BACH
- (indicando l'Ipod che spunta dal giubbotto del ragazzino) E quello cos'è?
- CASTALDO
- È un lettore Mp3. Serve per ascoltare la musica, Maestro…
- BACH
- Non mi chiami così, per l'amor di Dio! Una volta son finito in una Sua recensione e ho visto che Lei chiama così anche Franco Battiato.
(accennando ad un quadro sulla parete) E quello che razza di dipinto sarebbe?! - BARISTA
- Non è un dipinto… Si chiama "stereogramma". Provi a guardarlo… Cosa vede?
- BACH
- Niente. Solo un insieme senza senso.
- BARISTA
- Lo guardi con più concentrazione… Cerchi di non mettere a fuoco l'immagine, ma un punto immaginario dietro di essa…
- BACH
- (stringendo gli occhi) Ma, veramente… Riesco a vedere solo una marea di punti…
- GARZONE
- Si sforzi…
- BACH
- (Come acquisendo il dono della vista in quel preciso momento) Mein Gott! Un dinosauro! Lo vedo, lo vedo! Das ist unglaublich! Com'è possibile?
- BARISTA
- Vede… Il segreto è non guardare un punto preciso. Non soffermarsi su un particolare, ma riuscire a vedere l'insieme… Solo così può essere visto.
- BACH
- (divenendo tutto un tratto pensoso) Sa… Questa cosa è davvero molto strana. Ha usato le mie stesse parole quando tentai di spiegare l'essenza delle mie Variazioni Goldberg e dell'"Arte della Fuga"…
- SIGNORA
- (ritoccandosi il maquillage) "Arte della Fuga"?…
- BACH
- Sì, signora. È la mia ultima opera. Purtroppo fu pubblicata solo dopo la mia morte, nel 1751. Ed è sicuramente la più ambiziosa. Volevo riprodurre in musica proprio quello stereogramma, o come diavolo si chiama. Sono quattordici fughe e quattro canoni che suonano, ciascuno in modo diverso, la stessa semplicissima melodia. Ogni punto di quell'immagine contribuisce a renderla visibile, così come ogni nota che ho scritto coopera a tirar su quella cattedrale sonora che sognavo.
- SIGNORA
- Cioè, vuol dire che Lei ha scritto un pezzo e poi l'ha rifatto in diciotto modi diversi?
- BACH
- Sì. Più o meno…
- SIGNORA
- Bè.. Non mi sembra una gran novità. Noi abbiamo un cantante che si chiama Venditti e fa la stessa cosa da trent'anni.
- BACH
- Senza nulla voler togliere a questo Venditti, la mia aspirazione era un'altra: partorire una creatura capace di proteggere la sua stessa grandezza. Abile a dissimulare la sua compiutezza, per farsi cogliere solo da chi fosse stato disposto a entrarvi REALMENTE dentro.
- GARZONE
- E c'è riuscito?
- BACH
- No. Tant'è che, dopo la mia morte, l'opera andò praticamente invenduta, nonostante il prezzo irrisorio di 5 Talleri.
- CASTALDO
- Invenduta?
- BACH
- Già! Un suo predecessore, tale Friedrich Wilhelm Marpurg – uno dei più grandi teorici musicali dell'epoca – provò anche a diffondere la partitura con una prefazione scritta per l'occasione. Il prezzo fu anche abbassato a 4 Talleri, ma dopo quattro anni se ne erano vendute solo trenta copie. Col ricavato non si poté neppure pagare le lastre di rame necessarie per le incisioni.
A un certo punto mi son dovuto arrendere. E infatti la mia opera è interrotta. Se ascoltate il sample (ci sarà un cazzo di sample, anche in questa recensione, no?…), vi accorgerete che il pianista – che per inciso è Glenn Gould – si blocca nel battere di una misura, la 239 per la precisione. E tutto rimane troncato. Sospeso. Così.
Sapete… una parte della musicologia contemporanea sostiene che io sia morto subito dopo aver scritto quella battuta. In effetti, sulla partitura, mio figlio Carl Philipp Emanuel ha scritto: "Über dieser Fuge, wo der Nahme BACH im Contrasubject angebracht worden, ist der Verfasser gestorben" ("Mentre componeva questa fuga, nel punto in cui viene introdotto il nome BACH nel controsoggetto, il compositore morì"). Ma, sapete… son ragazzi… - SIGNORA
- Dunque Lei non è morto in quel momento?…
- BACH
- Ha poca importanza, signora mia. E, se non le dispiace, preferirei mantenere in vita il mistero. Sa, contribuisce non poco ad alimentare il mito, una storia del genere… E chissà che un giorno Milos Forman non faccia anche un filmaccio su di me.
Quel ch'è certo è che davvero, quando ho introdotto il mio nome nella Fuga, il cerchio s'è chiuso. E l'unica possibilità che avevo era quella di lasciare incompiuto il mio lavoro. - BARISTA
- Ma, scusi… In che senso ha introdotto il Suo nome nella Fuga?…
- BACH
- Il mio lavoro si spegne con la notazione musicale tedesca "B.A.C.H.", che equivale alle note Si bemolle, La, Do, Si. È il terzo tema dell'ultima fuga. Il mio nome fa la sua comparsa nella battuta 194. Alla battuta 234 lo sviluppo della fuga non può che cedere il posto al silenzio.
- GARZONE
- Ma perché?
- BACH
- Provi a guardare lo stereogramma… Riesce a vedere contemporaneamente i puntini e il dinosauro?
- GARZONE
- No.
- BACH
- Bene. La stessa cosa avviene per la mia Arte della Fuga. Non si può guardare la sensazione di infinito che vorrebbe schiudere davanti ai nostri occhi e, nello stesso tempo, sentirsi così limitati.
Per scendere sul popolare, la mia interruzione equivale al michelangiolesco "Perché non parli?". Lui diede una martellata, io alzai le mani dal clavicembalo e mio figlio la penna dalla partitura. - BARISTA
- Va bene… ora però ci dica la verità. Lei è solo un buontempone che ha voluto prendersi gioco di tutti noi. Altro che Bach… E comunque, io, esisto eccome!
- BACH
- (quasi paterno) No, signore, mi spiace deluderla… Lei esiste solo sul sito dove verrà pubblicata questa recensione, vale a dire quello di Debaser.
- GARZONE
- Dio mio, ma è orribile!
- BACH
- Si vede che non ha mai visto quello di Onda Rock, signore… Tengo peraltro a precisare che le possibilità che questa recensione sia pubblicata – e pertanto che voi esistiate realmente – sono pari a quelle di contrarre il gomito del tennista scambiandosi lo spazzolino da denti con Adriano Panatta. Molto probabilmente la stirpe degli editor la infilerà dritta dritta in quel limbo chiamato "Casi letterari"…
- GARZONE
- Ah, questo no! Darò fuoco agli editor, in questo caso! Io non voglio essere un caso letterario!
- BARISTA
- (scettico) Ma perché, tu sai cos'è un editor?…
- GARZONE
- No di certo! Ma ho sempre sognato di scagliarmi lancia in resta contro qualche essere mitologico.
- BACH
- (Guardando l'orologio) Purtroppo il tempo a mia disposizione è scaduto… Spero di rincontrarvi. Magari ancora qui su Debaser, in una recensione sugli Iron Maiden. E soprattutto, spero di rincontrare te, lettore (si volge verso il pubblico).
D'altra parte, perdonami… (avanza lentamente verso il proscenio) Se credi all'aromaterapia, al Superenalotto, alle creme-notte antirughe, alla verginità di Britney Spears, alla trasgressione di Vasco Rossi, alla grande novità rappresentata da Michael Bublé, ai santini sul cruscotto e alla genuinità di certe nuance della capigliatura della Montalcini… perché non dovresti credere che questa recensione sia mia?
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