Il minimalismo di John Adams è molto diverso da quello dei più noti Philip Glass e Steve Reich: meno ossessivo e labirintico, più libero e arioso, aperto alla tradizione che viene rielaborata allo scopo di conferire maggior ambiguità ai pezzi. Considerazioni queste che valgono solo per la prima fase della carriera di Adams (pezzi come "Grand Pianola Music" o l'opera teatrale "Nixon in China", per esempio) perché ben presto il compositore americano si libera dei residui stilistici di quella scuola e produce una musica volutamente ibrida che viene definita post-minimalista.
Ad ascoltare i due brani presenti in questo cd, sembra anzi che il minimalismo sia ormai soltanto un lontano ricordo: il primo è un classico Concerto per violino e orchestra, scritto nel 1993, mentre il secondo, "Shaker Loops", ha una prima stesura nel 1977 per sette strumenti ad arco ma viene rielaborato nel 1983 per orchestra d'archi, ed è questa la versione qui registrata.
"Shaker Loops" è uno dei pezzi più noti ed eseguiti di Adams: nel titolo cita la tecnica del loop (frammenti di nastro magnetico incollati uno di seguito all'altro allo scopo di ripetere all'infinito una figura melodica o ritmica) e quella chiamata in modo informale "to shake" (cioè suonare un tremolo o dei trilli su uno strumento ad arco; ma è anche un riferimento alla congrega religiosa degli Shakers). L'inizio è burrascoso ma in seguito il pezzo si acquieta e registra nei suoi 24 minuti di durata un'alternanza tra momenti lirici e pacati con altri in cui prevale la massa sonora dell'orchestra d'archi, sfruttata in tutta la sua densità e forza.
Il "Violin Concerto" ha una forma tripartita nei tempi veloce-lento-veloce e davvero non ha nulla di minimalista. Sembra richiamarsi piuttosto ai grandi della prima metà del '900: Berg, Stravinskij, Schoenberg. È un pezzo interessante anche se forse appesantito dall'influenza della tradizione europea: cosa che vorremmo evitare quando ascoltiamo un compositore americano... In questi 34 minuti protagonista assoluto è il violino, che tesse una sorta di melodia infinita con l'orchestra sullo sfondo: non c'è competizione tra quest'ultima e il solista (il grande Gidon Kremer, in questa registrazione), c'è anzi un'idea mai abbandonata da Adams, quella di una certa regolarità ritmica, che fa del pezzo un esempio di musicalità raffinata e, nei suoi momenti migliori, efficace.
Uscito per la Nonesuch, il cd rappresenta dunque un bel biglietto da visita del compositore americano.
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