All'interno del mio curriculum debaseriano, giunto a spegnere poco fa il traguardo delle ottanta recensioni, si annovera un discreto gruppetto di analisi letterarie, spazianti dai personalissimi "sproloqui" sui grandi classici (come non far cadere nell'oblio virtuale la celebre & infame descrizione de "La Metamorfosi" di Apuleio?) alla rivisitazione in forma pseudo-sociologica di fumetti, cartoons e svariate altre "robette" leggere. Forse per sciocca inerzia, forse ancora per la scarsa voglia di pubblicare nuovi polpettoni Apuleio-style (e qui il popolo debaseriano mi lincerebbe senza troppe suppliche), intendo rimanere fisso sul catalogo della "spensieratezza" letteraria, presentando un'opera che sicuramente non sarà oggetto di studio forzato sui libri di scuola, ma che con il mondo scolastico, da me e da moltissimi altri abdicato parecchi anni or sono, mi ci entra in uno straordinario connubio, fatto di risate, incredulità e un pizzico di "terrore".

Senza smarrirsi in troppi e futili giri di parole, le quattro mura che dovrebbero garantire all'infinita massa di studenti educazione, cultura e ferrea disciplina non sono più quelle di una volta: l'abaco è stato sostituito dalle calcolatrici scientifiche dotate di migliaia di funzioni che vanno dal tasto "on" al sen(x), i lunghi bastoni un tempo utilizzati per randellare violentemente le nocche degli scolari più caparbi sono ora bandite dalla Costituzione, il modello del professore-orco è stato sostituito dall'analogo dell'insegnante-vittima. Insomma, la "classe" sociale degli studenti, appena si è ammorbidito (fin troppo) il regime scolastico, non ha esitato a prendere il sopravvento sui propri superiori, combinandone di tutti i colori e trasformando le ex caserme della cultura in autentiche arene circensi adatte per chi non sopporta la visione delle bestie feroci ma ne apprezza tutto sommato le loro capacità di intrattenimento e goliardia.

John Beer, pseudonimo di uno sconosciuto internauta padovano, lui stesso ex studente con qualche "difficoltà" didattica, ha avuto la "strepitosa" idea (soprattutto per le sue tasche) di raccogliere in più volumi (quello che mi accingo a descrivere è il capostipite della serie) i "protagonisti" in forma scritta delle nuove vicende scolastiche, ossia le famigerate (ora non più) note disciplinari, quelle che un tempo rappresentavano il classico pass per una serie di inimmaginabili punizioni - corporali e non - e che adesso si sono trasformate in materiale da collezione più pregiato dei cristalli di Boemia.

Il volume è strategicamente suddiviso in capitoli per argomenti che abbracciano pressochè tutti i campi della "genialità" umana intrapresa per scopi non altrettanto geniali: vi sono risibili tentativi di bricolage (L'Alunno F. smonta la cattedra affermando che deve restaurarla) e di macquillage (L'alunna G. durante la mia lezione - italiano - si pone davanti alla finestra di specchietto e pinzette, mettendosi a fare le sopracciglia. Nonostante i miei richiami mi risponde sgarbatamente dicendo "Si faccia i fatti suoi, a casa non ho tempo per farle dato che lei ci massacra di compiti"), sport praticati non proprio all'aria aperta (D. esegue il suo sport preferito in classe: cade dalla sedia), ricchi banchetti luculliani (Ignoti continuano a mettere fette di prosciutto nel registro. La classe sembra una macelleria), strane imitazioni animalesche (Z. urla in maniera animalesca alla notizia che la letteratura greca possa essere attuale), forme di amore "alternative (L'alunno P. versa acqua nelle mutande della compagna), originali giustificazioni per assenza (L'alunno giustifica l'assenza del giorno precedente scrivendo "Credevo fosse domenica"), esternazioni corporee poco affini al galateo scolastico (F. emana esalazioni fetide e pestilenziali compromettendo il normale svolgimento della lezione), varie ed eventuali (Non sento il silenzio di quelli che stanno zitti).

Questa la moderna scuola (italiana), poco affine a grembiuli cupi e larghi fiocchettoni e decisamente più in sintonia con il più scellerato casinismo delle fiere cittadine: nel nostro intimo potremo disquisire il nuovo trend didattico o rallegrarci di non essere tra quei banchi a scassarci i maroni (e a scassarceli in analoghi edifici ben più fastidiosi e gretti). Tuttavia, per chi intende assaporare l'autentico spirito dello scolaretto miscelandolo con le ultime novità in tema di istruzione e formazione istituzionalizzate, questo volume risponde perfettamente alle sue nostalgiche velleità.

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