I Paesaggi Immaginari di John Cage sono cinque brevi pezzi composti tra il 1939 e il 1952.

Musica inconsueta, pensata per organici fuori dal comune: il n. 1 è scritto per due giradischi, frequenze registrate, pianoforte con sordina e percussione.

Attenzione: da ascoltarsi su disco o come trasmissione radiofonica: il n. 1 non va eseguito dal vivo.

Già più normali gli organici dei Paesaggi n. 2 e 3: quintetto di percussioni e sestetto di percussioni, rispettivamente. Il n. 2 è dedicato a Lou Harrison.

Immaginare l'inaudito: come nel Paesaggio n. 4 per dodici radio e ventiquattro esecutori che diffondono schegge e frammenti di ciò che viene trasmesso durante la performance stessa, in una specie di collage radiofonico in diretta.

Non c'è che dire: per il Paesaggio n. 5 servono 42 dischi, ma vanno bene anche i cd, insomma quarantadue registrazioni di quello che volete.

Allora, radunati i dischi? Adesso metteteli nel frullatore (immaginario), ricavatene un buon numero di frammenti e registrateli su nastro: quello è il Paesaggio n. 5.

Recensendo questo cd, devo segnalare che per il n. 5, in questa edizione della casa discografica Hat Hut Records, sono state usate 42 registrazioni di Anthony Braxton (jazz).

Yes!


La lezione che impariamo ogni volta che ci imbattiamo in questo gentiluomo californiano è che la musica serve a fare scoperte.

A dire il vero, nessuno prima di Cage ha fatto musica con giradischi, microfoni a contatto, o tirando le monetine dell'I Ching per decidere come organizzare i suoni.

Negativo solo il fatto che dopo di lui, rigorosissimo nel percorso intellettuale, plotoni di dilettanti si sono sentiti liberi di buttarla in vacca e di chiamare il risultato “musica”. Ma la libertà viene dal rigore (disse Pierre Boulez).

Devo aggiungere che questo cd contiene anche un sesto brano che non appartiene alla serie dei Paesaggi Immaginari ma che comunque impiega un organico di percussioni: "But What About the Noise Of Crumpling Paper"... eccetera (del 1985; titolo completo: 43 parole).

Strumentazione del brano di cui sopra: da 3 a 10 percussionisti che suonano le loro parti con un paio di strumenti a scelta. Rumori d'acqua e carta stropicciata. Il pezzo è un insieme di eventi sonori isolati, separati da pause.

Con l'avvertenza che ogni esecutore suona due volte la sua parte. Con il tempo che preferisce. Sul palcoscenico, ma anche in mezzo al pubblico. O intorno a loro.

Anarchia? No, libertà. Ma è quel tipo di libertà che nasce dal rigore (remember?) come dimostrano le "performance instructions" allegate alla partitura.

Per chi non conosce John Cage, o lo confonde con John Cale (già nel Theatre of Eternal Music di La Monte Young e poi con i Velvet Underground), questo cd può essere un'ottima introduzione.

E non dimenticate di abbandonarvi all'immaginazione, quando vi imbattete in Cage.

Sì!

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