Stati Uniti, 1967: viene scoperto il principio della sintesi dei suoni tramite modulazione di frequenza, cioè un modo relativamente semplice per creare e controllare il timbro dei suoni in laboratorio invece che con gli strumenti musicali. L'autore di questa scoperta fu l'americano John Chowning, particolare figura di compositore e scienziato-musicista.
In questo cd ritroviamo quattro delle sue composizioni: la prima, "Sabelithe", risalente al 1966; due del decennio successivo, "Turenas" e "Stria" (1972 e 1977); l'ultima, "Phoné", elaborata nel biennio 1980-81. Quattro testimonianze importanti della nascita e dello sviluppo della computer music, a cui anche il mondo del rock e della popular music in genere devono molto (la Yamaha acquisì il brevetto della sintesi dei suoni e sviluppò con Chowning una linea di sintetizzatori digitali, arrivati poi al celeberrimo DX7).
Con l'ascolto di "Sabelithe" torniamo alle fasi pionieristiche della musica elettronica digitale. Un brano costruito quasi tutto su impulsi che si succedono in velocità sempre crescenti e vorticose, fino a dare vita a esiti che sembrano percussivi, in un complesso intreccio di figurazioni ritmiche. Va detto infatti che uno dei massimi divertimenti dei ricercatori di musica elettronica era creare timbri sintetici che assomigliassero a quelli degli strumenti tradizionali... è il concetto di mimesi, l'arte che imita la natura: una storia vecchia come il cucco.
A questo proposito, "Turenas" è un brano costruito su due idee principali: il movimento del suono in uno spazio quadrifonico, e la simulazione di timbri strumentali tramite l'algoritmo di sintesi appena inventato. Un pezzo questo più vario e articolato del precedente, che vede una compresenza di impulsi brevi e secchi e di fasce sonore più sostenute. Il titolo altro non è che l'anagramma di nature's: musica fatta secondo natura.
Per quanto riguarda "Stria", uno dei pezzi più famosi della musica elettronica "storica", va fatto qualche rapido accenno alla tecnica compositiva: Chowning costruisce un sistema di altezze (le frequenze dei suoni) basato sul concetto di sezione aurea, cioè il rapporto numerico 1:1,618 (invece del classico 1:2, per cui se un suono ha una data frequenza, un intervallo di ottava è il doppio di quella frequenza). Ne risultano otto pseudo-ottave, divise ciascuna in 9 semitoni e disposte tre sopra e cinque sotto una frequenza di riferimento di 1000 hertz; i blocchi sonori così ottenuti sono distribuiti nel tempo in graduale scendere e poi risalire in altezza (come la forma di una v) lungo i 17 minuti di durata.
E pensare che all'ascolto "Stria" è molto meno complicato della spiegazione, essendo basato interamente su lunghe fasce sonore di singolare luminosità (essendo le alte frequenze in prevalenza) e senza nemmeno un impulso in tutto il brano. Un continuum tanto affascinante quanto gradevole all'ascolto. "Phoné" invece, composto per ultimo rispetto agli altri brani, gioca a partire dal titolo sul rapporto suono/voce, e contrappone suoni percussivi a suoni vocali (tutti di sintesi, ovvio). Un lavoro riflessivo, che vede la presenza di pause e di un tono più pacato rispetto alla pienezza sonora dei precedenti.
Insomma, stiano in campana gli appassionati di musica elettronica e coloro che sono interessati anche alla sua evoluzione storica: con questi brani John Chowning ha calato il poker d'assi.
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