John Coltrane - A Love Supreme (Impulse! 1965)
Genere: Modal Jazz, Post-Bop
Parlare di questo disco leggendario non è semplice, è stato recensito, analizzato, valutato, anche con interi libri, da critici musicali ben più preparati di me. Non mi sembra nemmeno il caso, in questa sede, di affrontare un’analisi della discografia di Coltrane, voglio raccontarvi il mio personale approccio a questa immensa opera.
Lo comprai in vinile tanti anni fa, una domenica mattina, nella romana Porta Portese, meta giovanile di approvvigionamenti di vestiti usati, libri, fumetti e, appunto, dischi. In quel periodo non ero un grosso frequentatore di territori Jazz; a parte THIRD dei Soft Machine, situato comunque in una terra di confine, e il davisiano BITCHES BREW, i miei interessi musicali erano, prevalentemente rock.
L’ascolto dell’album fu folgorante, mi fece avvicinare alla musica Jazz con maggiore attenzione, mi aiutò a scoprire un mondo (per me) nuovo e affascinante.
A LOVE SUPREME è un canto d’amore a Dio (di qualunque dio si tratti) un amore supremo appunto, intenso, una forma di celebrazione e di ringraziamento. In questo lavoro il musicista americano ringrazia il Signore, tra le tante cose, per averlo liberato dallʼeroina.
Tra il ’55 e il ’57, infatti, mentre suonava con il quintetto di Miles Davis, Coltrane era sprofondato nella dipendenza da eroina che riuscì a superare solo dopo un lungo periodo di solitudine e meditazione nella sua casa di Philadelphia.
«Durante l'anno 1957 sperimentai, per grazia di Dio, un risveglio spirituale che doveva condurmi ad una vita più ricca, più piena, più produttiva. A quel tempo, per gratitudine, chiesi umilmente che mi venissero concessi i mezzi ed il privilegio di rendere felici gli altri attraverso la musica. Sento che ciò mi è stato accordato per Sua grazia. Ogni lode a Dio.», scrive Coltrane nelle note d’accompagnamento al disco.
L’album è composto da quattro sezioni: Aknowledgement, Resolution, Pursuance e Psalm, costruite sulla base di frasi abbastanza sobrie, sulle quali i quattro musicisti incastrano fraseggi modali anche se traspare lo spirito del free jazz che sarà pienamente sviluppato nel successivo ASCENSION. Vanno citati, necessariamente, i musicisti che l’accompagnano e facevano parte del suo storico quartetto. McCoy Tyner autore di animate e incantevoli frasi pianistiche, Elvin Jones, iper preciso e incentratissimo batterista e Jimmy Garrison contrabbassista perfetto e misurato che riempie magnificamente i vuoti lasciati liberi dai suoi compagni di gruppo. Su tutti, come è ovvio, spicca luminoso e supremo il tenore di Coltrane che riesce a esprimere tutte le tonalità emotive e sonore: la poliritmia africana propulsiva e purificatoria, i tempi estesi del jazz modale, il lamento meditativo del folk orientale, i tormenti del free jazz, l’energia arcana del blues e la liberazione mistica del gospel.
Non mi sento di aggiungere altro, spero che in tanti si procurino quest’opera per ascoltarla per la prima volta o per riascoltarla per l’ennesima volta.
Se volete un solo disco Jazz, prendete questo A LOVE SUPREME; è abbastanza. Così Il critico musicale Danilo Fabbroni chiudeva una sua recensione, e io sono pienamente d’accordo.
(John Coltrane ci ha lasciati il 17 luglio 1967 per un tumore al fegato. R.I.P.)
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