Un americano che scrive gialli deduttivi.

Fidarsi?

Chissà.

Quel cazzo di dandy di S. S. Van Dine mi è andato giù un bel po' di traverso e mi ha lasciato addosso della diffidenza nei confronti degli autori americani di genere di cui non riesco a disfarmi. D'accordo, è toccato ad un americano di inventare questo tipo di romanzo visto che a nessuno era ancora venuta la voglia di farlo, ma una volta tirato fuori il giocattolo dal cilindro ci si sono trastullati meglio gli inglesi secondo me. Gli americani ai tempi in cui è stato scritto questo "Le Tre Bare" andavano forte con l'hard boiled e Dio sia ringraziato per questo.

Mi ci sono imbattuto mentre ero alla ricerca di nuovi autori di gialli classici o deduttivi, come vi pare meglio, al difuori dalla cerchia dei soliti noti. Non che ci vada matto, solo una voglia momentanea che di tanto in tanto mi prende.

Nel corso del mio ficcanasare ad minchiam sul web sembrava che ci fosse una bella freccia a luci al neon che me lo indicava nel mezzo della miriade di titoli disponibili;  da più parti mi veniva venduto come il giallo contenente l'enigma della camera chiusa meglio congegnato. Fino a qual momento ritenevo che quel giallo (quello del miglior enigma eccetera) fosse "L'assassinio di Roger Ackroyd" di Agatha Christie.

Ne approfittai allora per vedere di sfatare quella mia credenza.

Niente da fare, toccherà a qualche altro libro farmi ricredere. L'enigma è sicuramente ben architettato, ma a mio modesto parere è troppo macchinosa la messa in atto degli inganni e in alcuni casi anche troppo poco credibile. C'è poco da giocarsi con l'eleganza delle invenzioni della Christie. E poi l'autore è anche un po' scorretto: Sono sicuro che non tutti gli indizi vengono forniti prima della spiegazione finale del detective di turno. Ciò nonostante il colpevole lo si individua lo stesso prima della conclusione, ma non troppo in fretta per fortuna (almeno così è successo a me).

Lo stile. Per ora rimane l'unico libro che ho letto di John Dickson Carr, ed è quindi solo su questa lettura che baso le mie opinioni. Scrittura commerciale, liscia come l'olio, in linea direi con quella di Agatha Christie, non ci si aspetti Raymond Chandler.

Non ricordo più chi, sosteneva che non è possibile trovare nello stesso poliziesco sia un grande enigma sia un'ottima caratterizzazione dei personaggi. Direi che questo libro gli da ragione. Il Dottor Gideon Fell, lo svelatore di misteri del romanzo, è una sorta di barile al seguito del funzionario di polizia che gestisce il caso. Del barile ha la mole, l'agilità e lo spessore psicologico. In più rispetto al barile ha i baffi (almeno, così mi sembra di ricordare, non ho avuto la voglia di verificare) e qualche breve sprazzo di fulminate loquacità (da non perdere il pippone sulla storia del giallo da lui sciorinato; interessante, per carità , però...). Non affascina come Phil Marlow o Sam Spade, ma non riesce nemmeno a stare troppo sul cazzo come il già citato Philo Vance o Hercule Poirot. Risulta invece un po' irritante, e a farlo risultare tale è una ritrosia à la Sherlock Holmes nel fornire informazioni sulle sue intuizioni, che in questo personaggio viene esasperata un po' goffamente, e rende troppo palese il fatto che sia un mezzuccio (forse l'unico) per tenere alta l'attenzione del lettore.

Inzomma, per me sotto l'aspetto stilistico c'è poca trippa per gatti, rimane comunque un romanzo godibile con un bel enigma da svelare: 3 e mezzo arrotondato a quattro.     
Carico i commenti...  con calma