"Che noia questi film horror che non fanno mai paura"; "ma perché continuano a farli": sono queste le domande che ormai qualche anno a questa parte mi frullano nella testa quando mi cadeva l'occhio su qualche nuova uscita holliwoodiana, e, seppur con minore propulsione, per quelle francesi. Sarà probabilmente a cagion di quest'inerzia che il mio subconscio sia regredito ad uno stato prenatale, ma sta di fatto che questo "Devil"qualche tanto auspicato brivido lungo l'ha schiena è riuscito a produrlo.
Guardando la copertina è facile pensare al solito thriller; passo quindi al riassunto che legge "5 persone intrappolate in un ascensore"; e non sono ancora convinto; finché leggo: "e una di loro è il Diavolo"...Ed ecco che i primi barlumi nella lucina del mio interesse sono innescati. Bisogna essere onesti: il Diavolo che assume le sembianze di un umano non è esattamente una novità, ma non è nemmeno un espediente inflazionato come ci si potrebbe aspettare, e forte di questa consapevolezza decido senza ulteriori indugi di acquistarlo. Con l'inizio delle immagini, devo ammetterlo, sono abbastanza entusiasmato: i grattacieli newyorkesi perlustrati con un inquadratura dall'alto al basso..."Non male...non male". A questo punto la trama inizia a prendere forma, ossia parliamo di una leggenda folkloristica latinoamericana, quella del diavolo che raduna cinque persone dal passato torbido, con altrettanto di fedina penale, finendo per reclamare le rispettive anime, ma non prima di un sano gioco al gatto col topo.
Certo, un'idea interessante non fa il monaco, ed è così che i fratelli Dowdle alla regia si districano con buon successo nell'impresa di rendere onore al soggetto dell'osannato M. Night Shyamalan, attraverso un cast eterogeneo e tramite tanti piccoli accorgimenti atti a tenere in piedi la suspance; eh già, perché fino bene o male tre quarti del film non è ancora nemmeno palesata l'effettiva presenza del diavolo tra le persone intrappolate... ammesso che si tratti effettivamente dell'Avversario in persona (che non sarò io a rivelare in questa sede).
Come gli amanti del genere sapranno, la paura vera è propria ispirata da un film è un discorso rilegato all'infanzia: ricodo il film Relic che fece saltare me e i miei amici dalla poltrona del cinema. Il massimo che ci si può aspettare dal genere Horror in senso stretto, lasciando quindi da parte opere che puntano più sul malessere esistenziale (penso a Martirs e Irreversible) si riduce proprio ad un paio di tenui ed impacciati brividi lungo la schiena, suscitati nella maggior parte dei casi dal buio (nella fattispecie i frequenti blackout nell'ascensore bloccato) attenuati probabilmente dall'impossibilità di venir fuori con un idea originale a tutti gli effetti.
Prendere o lasciare.
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