Alle origini estreme dei Jethro Tull, prima che si chiamassero con questo appellativo, c'era la John Evan Band, quando r'n'b significava rhythm and blues nel vero senso della parola, e non seguiva ancora i canoni oggi tanto in voga dell'orrenda storpiatura rap/hip-hop di questo termine. Negli anni '60 miriadi di band come questa si esibivano in più o meno stravaganti forme di coverizzazione di classici. Fra le tante, anche questa giovane band originaria di Blackpool.

La John Evan Band nacque nel 1964 dall'idea di tre compagni che frequentavano la scuola d'arte: tali Ian Anderson (chitarra flamenca spagnola), Jeffrey Hammond (basso) e John Evans (batteria), Ispirati da una band locale di nome The Atlantics, che aveva un grande successo fra le ragazze. L'attenzione femminile era in orgine uno degli obiettivi della loro formazione, denominata "The Blades". Varie peripezie portano i tre (allora scarsi) musicisti ad unirsi al batterista Berriemore Barlow, in modo da poter permettere a John Evans di concentrarsi sulla sua vera passione, il pianoforte e le tastiere, formando così il primo nucleo della John Evan Band. Da notare il cambio di nome da Evans ad Evan (che fa più figo). Altri cambi di formazione avvengono, come l'avvento del nuovo chitarrista Neil Smith (dato che Anderson era un pessimo chitarrista e preferì concentrarsi sull'armonica), il bassista Bo Ward e il batterista Ritchie Dharma (esatto, quello a cui verrà dedicata Dharma For One sul disco "This Was" dei Jethro nel 1968), più due fiatisti.

Questo disco è una rara testimonianza live del 1966, registrata in ottobre a Casterton e raccoglie quello che era il tipico repertorio del tempo. Si annoverano pezzi come Twine Time, Pink Champagne,  Mr Pitiful e Respect di Otis Redding, e l'interessante bonus track, Straight No Chaser, registrata a casa di John Evans. I tratti tipici del personaggio Anderson ci sono tutti, come la parlantina e le battute nella presentazione dei brani, mentre la sua voce è ancora molto acerba. Le registrazioni sono fatte alla buona e tecnicamente la band non è un granché: il tipico prodotto uscito per accontentare i super fan incalliti, che non si perderebbero nulla dei loro artisti preferiti.

La raccolta e la sua edizione è stata curata da David Rees, il presidente di "A New Day", il fan club inglese dei Jethro Tull. Con il consenso dei Jethro Tull, è riuscito a far pubblicare nel 1990 questo disco attraverso la sua piccola casa discografica A New Day Records. Il booklet essenziale e il Cd più che sobrio non migliorano la qualità del prodotto: ci si sarebbe aspettati almeno qualche piccola nota o biografia. Anche la copertina non rende giustizia al disco: sono raffigurati da destra a sinistra Neil Smith, Ian Anderson, John Evans, i fiatisti Neil Valentine e Tony Wilkinson, ma acnhe Barriemore Barlow e Glenn Cornick, futuri memebri dei Jethro Tull, ma che in questo live non suonano affatto. Insomma, un'edizione che curata meglio avrebbe potuto fare la sua certa figura.

Tanta importanza storica dunque, ma anche una risata che sorge spontanea nel sentire che persino un genio compositivo come Ian Anderson ha iniziato così, come tutti, con una band liceale. Qui non vi è ancora l'istrionico menestrello che suona il flauto su una gamba sola o la chitarra acustica con quel suo magico tocco, ma un ragazzetto di 19 anni che canta e si cimenta (con poco successo) con l'armonica.

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